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Brexit, presentato il compromesso di Johnson

Il governo britannico ha pubblicato mercoledì la sua proposta di accordo per l'uscita del paese dall'Unione Europea che contiene una versione rivista della clausola del cosiddetto "Backstop" al confine nordirlandese. Se Bruxelles non l'accettasse, il premier Boris Johnson ha detto di essere pronto a una Brexit senza accordo il 31 ottobre.

Questo contenuto è stato pubblicato il 02 ottobre 2019 - 20:57
tvsvizzera.it/Zz/ats con RSI (TG 02.10.2019)
Boris Johnson ha dichiarato che il Regno Unito uscirà dall'UE il 31 ottobre, con o senza accordo. Una promessa impossibile? Keystone / Stefan Rousseau / Pool

Il compromesso presentato da Johnson per scongiurare il ritorno di un confine "duro" alla frontiera nordirlandese è il seguente: l'Irlanda del nord apparterrà alla zona doganale britannica, ma per evitare il ritorno dei controlli doganali conserverà alcune regolamentazioni europee per un periodo di transizione. 

È questa la principale differenza con l'accordo negoziato con Bruxelles dall'ex premier britannica Theresa May, arenatosi a più riprese  nel Parlamento del Regno Unito. Esso prevedeva che tutto il paese sarebbe rimasto all'interno dell'Unione doganale europea, con l'Irlanda del Nord leggermente più legata al mercato unico. E questo per un periodo di tempo indefinito.

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Ora toccherà a Bruxelles esprimersi sul nuovo accordo. Se la risposta sarà negativa, Johnson ha annunciato che il paese "è pronto" a un'uscita dal Regno Unito senza accordo il 31 ottobre, senza ulteriori proroghe.  Secondo il premier, chi ha votato 'leave' e chi ha votato 'remain' vogliono una sola cosa: lasciarsi questa storia alle spalle. 

Ma i propositi di Johnson rischiano di scontrarsi con diversi ostacoli. Primo fra tutti, il fatto che l'UE, benché si sia detta pronta a "esaminare con attenzione" la proposta, ha già affermato a più riprese che l'accordo raggiunto in precedenza non verrà rinegoziato. La probabilità che questa nuova modifica sia accettata è dunque bassissima. Dublino si è già espressa negativamente. 

Un altro problema è la legge accettata dal parlamento britannico quest'estate che obbligherebbe il premier Johnson a chiedere una proroga della data fissata per il divorzio dall'UE nel caso in cui non venga raggiunto un'intesa fra le parti. Questo per evitare un'uscita senza accordo che molti ritengono si rivelerebbe economicamente disastrosa.  

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