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Brexit, che ne sarà del TTIP

Con l'uscita di Londra dall'Ue, gli Stati Uniti perdono il principale alleato al tavolo delle trattative per l'accordo di libero scambio

Questo contenuto è stato pubblicato il 01 luglio 2016 - 13:25

A una settimana esatta dalla Brexit, c'è scetticismo verso il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP), ovvero l'accordo commerciale che Stati Uniti e Unione Europea stanno negoziando da più di tre anni e che dovrebbe creare la più grande zona di libero scambio al mondo.

Su entrambe le sponde dell'Atlantico, i sentimenti anti-globalizzazione sembrano infatti prendere il sopravvento, e con l'uscita di Londra dall'Unione, Washington perde il suo principale alleato al tavolo delle trattative.

C'era una volta Ronald Reagan. E c'era una volta reaganomics. La fede tutta americana nel capitalismo e nel libero mercato. Ma questi - e la clamorosa Brexit lo ha confermato - sono tempi bui per la globalizzazione.

"Queste ostilità verso le politiche della globalizzazione e del libero mercato non si manifestano soltanto nel Regno Unito", osserva Chad Bown,economista del Peterson Institute for International Economic. "Sono sentimenti che si respirano anche qui negli Stati Uniti, e che sono entrati nella campagna presidenziale".

Infatti, il populismo anti-globalizzazione si propaga. A farne le spese, il concetto stesso di frontiere aperte e gli accordi di libero scambio.

"Questi accordi commerciali sono un disastro per il nostro paese", dichiara il candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump. Uno stupro sistematico della nostra economia".

Insomma, tempi grami, soprattutto per l'accordo di libero scambio che Stati Uniti ed Unione Europea stanno negoziando da tre anni e bloccato da infiniti nodi irrisolti. Senza Londra al tavolo delle trattative, tutto per Washington si complica.

"Con l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione", spiega ancora l'economista Bown, "gli Stati Uniti perdono il loro partner più affidabile e più affine al tavolo dei negoziati. La conseguenza è che il potere negoziale di Germania, Francia o Italia esce rafforzato rispetto a una settimana fa".

Con il rischio concreto che il prossimo presidente statunitense possa congelare tutto. Hillary Clinton - un tempo favorevole - ha cambiato posizione. Donald Trump vuole tornare al protezionismo del passato.

Bown: "Trump vuole imporre barriere tariffarie come non si vedevano da 70 anni. È una cosa senza precedenti, pertanto per noi economisti è difficile quantificare l'impatto negativo che queste politiche potrebbero avere sull'economia americana"

Con l'aria che tira, il Partenariato transatlantico rischia di trasformarsi in un cantiere abbandonato.

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