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Stabio, il cognato: "L'ho uccisa io"

Morte di Nadia Arcudi - La confessione dell'unico indagato. Avrebbe agito da solo. Il movente: forse passionale

Questo contenuto è stato pubblicato il 15 novembre 2016 - 19:57

Svolta nella vicenda dell'omicidio di Stabio. Il cognato di Nadia Arcudi, la docente 35enne trovata morta a Rodero il 16 ottobre, ha ammesso martedì di averla uccisa.

L'uomo finora aveva sempre negato, precisando di averla trovata già esanime nella casa venerdì 14 ottobre. Il 42enne — impiegato come sistemista alla SUPSI e accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere — aveva però ammesso di averla avvolta in un tappeto e trasportata fino al luogo dove poi l'aveva abbandonata, a pochi passi dal confine italo-svizzero di Gaggiolo.

La notizia è stata confermata dal Ministero pubblico e dalla polizia cantonale secondo cui il reo confesso ha agito da solo, circostanza compatibile con quanto emerso sinora dall'istruttoria. Ancora da chiarire, tuttavia, le modalità e il movente che, stando a nostre informazioni, sarebbe passionale e non economico come inizialmente ipotizzato. L'omicida provava — nei confronti della cognata — un'attrazione non corrisposta.

Caso chiuso, dunque, con la confessione, ma ci sono ancora alcuni elementi da chiarire:

px/tvsvizzera

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