Frana in Val Bregaglia, nuova colata
Una nuova colata di fango e detriti è scesa venerdì pomeriggio fino a Bondo, in Val Bregaglia. Una falegnameria, alcune baracche, dei camion e dei container sono stati spazzati via. Gli sfollati rientrati nelle loro case sono stati nuovamente allontanati per precauzione.
Lo smottamento era atteso ma non così la traiettoria, più a sud della precedente e più vicina al vecchio nucleo. La colata ha raggiunto il villaggio in una zona comunque già preclusa alla popolazione.
Non si registrano feriti e la Polizia cantonale assicura che nessuno, venerdì, è mai stato in pericolo. La situazione è continuamente valutata da specialisti dell'Ufficio foreste e pericoli naturali del Canton Grigioni e da un geologo.
In mattinata erano intanto riprese le ricerche delle otto persone date per disperse, in seguito alla frana staccatasi mercoledì dal Pizzo Cengalo.
Le persone che mancano all’appello sono di nazionalità svizzera (provenienti dal cantone di Soletta), tedesca e austriaca. Si tratta di escursionisti e alpinisti che si trovavano verosimilmente nella zona della frana in gruppi di due.
Più passa il tempo, più le probabilità di ritrovarli in vita si affievoliscono.
Alle ricerche partecipano circa 120 soccorritori: poliziotti, pompieri, militari, membri della protezione civile e impiegati comunali, coadiuvati da due elicotteri e da diversi cani di soccorso.
Giovedì si era temuto per un attimo che vi fossero altre 5 o 6 persone disperse. Poi il gruppo di escursionisti era stato rintracciato in Italia.
Giunta sul posto, la presidente della Confederazione Doris Leuthard si è detta poco ottimista sulle probabilità di ritrovare in vita le otto persone che mancano all’appello.
Alcuni dei 100 abitanti di Bondo evacuati dopo la frana sono intanto potuti rientrare nelle loro case. Si tratta principalmente di persone che vivono nel nucleo. Gli altri evacuati, alloggiati da parenti o in strutture della protezione civile, dovranno invece pazientare.
La frana è la più imponente degli ultimi decenni nei Grigioni. Circa 4 milioni di metri cubi di roccia – l’equivalente di 4'000 case unifamiliari – si sono staccati dal Pizzo Cengalo, provocando un fiume di fango riversatosi fino al villaggio di Bondo. La frana ha distrutto due stalle e danneggiato una dozzina di rustici.
Gli esperti non escludono nuovi smottamenti più piccoli. Un altro milione di metri cubi di roccia rischia infatti di franare. Secondo il geologo cantonale Martin Keiser, presente alla conferenza stampa di giovedì, la frana è stata causata da una combinazione di fattori: lo scioglimento del permafrost e la pressione dell’acqua nella roccia.
Non è la prima volta che dal Pizzo Cengalo si staccano delle frane. Nel 2011, ad esempio, vi erano stati due scoscendimenti. Nel 2013 le autorità comunali erano corse ai ripari, creando un sistema d’allarme e allestendo delle misure di protezione, in particolare la realizzazione di un bacino di ritenzione sul fondovalle.
Le spiegazioni su quanto successo del geologo Giorgio Valenti
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