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Il CIO confrontato con le sue contraddizioni interne

Una stretta di mano che va ben oltre lo sport? Il presidente del CIO Thomas Bach, con i presidenti dei comitati olimpici nazionali sudcoreano e nordcoreano e i ministri dello sport dei due paesi – a Losanna. Keystone

Anche grazie agli sforzi di mediazione del Comitato olimpico internazionale (CIO), gli sportivi di Corea del Nord e del Sud sfileranno assieme nella cerimonia inaugurale a Pyeongchang. Se sia compito del CIO fungere da paciere nell’ambito di conflitti politici è una questione che suscita sempre ampi dibattiti in Svizzera.

Questo contenuto è stato pubblicato il 08 febbraio 2018 - 11:00

«Le Olimpiadi ci mostrano il mondo così come tutti vorremmo che fosse. Lo spirito olimpico è fatto di rispetto, dialogo e comprensione», ha ricordato il presidente del CIO Thomas Bach a termine di un incontro, tenuto alcune settimane fa a Losanna, tra i governi e i rappresentanti dei comitati olimpici di Corea del Sud e Corea del Nord. Le due delegazioni hanno deciso infatti di far sfilare i loro atleti, tra cui 22 saranno nordcoreani, sotto un’unica bandiera.

Presidente elvetico a Pyeongchang

Il presidente della Confederazione Alain Berset è in viaggio in Corea del Sud. Dopo l’incontro con il presidente sudcoreano Moon Jae-in, tenuto giovedì, Alain Berset partecipa alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi. In questa occasione, il presidente della Confederazione ha, fra l’altro, colloqui bilaterali con capi di Stato e di governo e rappresentanti di organizzazioni internazionali e partecipa a eventi nella House of Switzerland.

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Con questa decisione si perseguono gli obiettivi della Carta olimpicaLink esterno, secondo cui i Giochi devono riunire gli atleti in un unico luogo, superando così tutte le frontiere e favorendo «un mondo migliore e più pacifico». È un’idea che le nazioni non veicolano però durante le competizioni sportive e che non trova riscontro nella Realpolitik.

Moon si è inimicato i tifosi

Non tutti del resto hanno accolto favorevolmente la decisione presa a Losanna. Dopo aver annunciato di voler scendere in campo con un’unica compagine coreana di hockey su ghiaccio femminile, il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in ha visto crollare la sua popolarità. Anche i suoi sostenitori, che nel maggio del 2017 lo avevano votato perché vedevano in Moon l’artefice di un futuro avvicinamento delle due Coree, gli hanno ora girato le spalle di fronte alle scarse possibilità di vincere una medaglia con la squadra di hockey.

«Simili decisioni hanno un effetto molto limitato. Le reazioni dei sudcoreani sono lì a dimostrarlo» dice Samuel Guex del Dipartimento di studi dell’Est asiatico presso l’Università di Ginevra. «L’idea di far giocare assieme le giocatrici delle due Coree ci può sembrare, di primo acchito, una buona idea, ma il prezzo sportivo che i sudcoreani devono pagare è troppo alto».

Cerimonia di apertura delle Olimpiadi estive a Tokyo, nel 1964: le delegazioni della Germania dell'Est e dell'Ovest sfilano sotto un'unica bandiera nello stadio. AP


A Sud gli USA, a Nord il programma atomico di Kim

E tra le due Coree non aleggia certo lo spirito olimpico. La speranza di Thomas Bach che «le Olimpiadi invernali possano spianare la strada a un futuro migliore per la penisola» svanirà quando i rappresentanti delle due nazioni si siederanno al tavolo dei negoziati per discutere sul programma atomico del Nord e sulla presenza militare americana nel Sud.

Dopo i Giochi andrebbero affrontate le questioni spinose. «Né le Olimpiadi, né il CIO hanno però molta voce in capitolo a questo proposito» sostiene Samuel Guex. Stando all’esperto, nella migliore delle ipotesi sul medio termine si potrebbe giungere a una ripresa dei rapporti economici e culturali tra il Nord e il Sud.

Nei suoi 122 anni di storia, il CIO ha visto spegnersi, con la fiamma olimpica, anche la speranza di avere promosso la pace nel mondo. «Lo sport non ha mai risolto un conflitto politico», indica Grégory Quin. Lo storico dello sport, che insegna e svolge delle ricerche presso l’Università di Losanna, ricorda però che i Giochi olimpici offrono sempre l’occasione ai capi di Stato di incontrarsi senza suscitare grande clamore in patria.

Berlino nel 1936 ha un'eccellente infrastruttura ed è un luogo ideale per le Olimpiadi. Per il CIO, l'ideologia nazista del governo di Adolf Hitler sono secondarie. Comité International Olympique - CIO


«Il CIO è un opportunista»

«In ambito diplomatico, lo sport è molto flessibile. È una qualità che il CIO intende sfruttare», dice Quin. All’inizio del Duemila, CIO e ONU hanno intensificato i loro rapporti. Da una parte, il CIO vuole essere un promotore della pace attraverso lo sport, dall’altra intende fungere da mediatore tra Stati.

La funzione di «diplomatico dello sport» non impedisce però al CIO di ricordare a tutti che lo sport non ha nulla a che vedere con la politica. «In realtà, il CIO non fa altro che occuparsi di politica», sostiene Quin. È una posizione tra le parti che il CIO ha cercato e voluto. Se i colloqui tra Corea del Nord e Corea del Sud dovessero produrre qualche risultato, il Comitato olimpico internazionale potrebbe far valere il suo ruolo di mediatore. Se dopo i Giochi dovesse invece ritornare il gelo sui rapporti tra i due Stati, allora il CIO potrebbe ricordare che lui non si occupa di politica. «Il CIO è un opportunista», afferma lo storico dello sport.

L’immagine degli atleti della Corea del Nord e della Corea del Sud che sfilano uniti sotto un’unica bandiera nel corso della cerimonia inaugurale di venerdì farà il giro del mondo e verrà vista da milioni di persone. E forse questa scena, dall’elevato valore simbolico, per un momento farà scivolare in secondo piano le contraddizioni politiche o sportive.

Il conflitto geopolitico arabo-israeliano ha investito il Villaggio Olimpico di Monaco di Baviera nell'estate del 1972: un attacco di un commando palestinese, con presa in ostaggio di atleti israeliani, e il conseguente intervento delle teste di cuoio tedesche si è concluso con un bagno di sangue. Keystone

Nota: Il CIO non ha risposto alle domande di swissinfo.ch in merito al suo ruolo di mediatore nell’ambito di conflitti armati.

L’ONU e il CIO

Dall’inizio del 2000, le relazioni tra CIO e ONU si sono intensificate. Nel 2001, l’allora segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan ha creato un Ufficio per lo sport al servizio dello sviluppo e della pace (UNOSDP), con sede a Ginevra. Il primo inviato speciale dell’ONU per lo sport, lo sviluppo e la promozione della pace è stato l’ex ministro svizzero Adolf Ogi. Nel 2009, il CIO ha ottenuto lo statuto di osservatore dell’ONU. Nello stesso anno, le Nazioni Unite e il Comitato olimpico internazionale hanno organizzato a Losanna il primo convegno per lo sport, la pace e lo sviluppo.

Nel 2014, l’ONU e il CIO hanno firmato un’intesa per una maggiore collaborazione. «Lo sport può favorire il superamento di barriere culturali, religiose, etniche e sociali», ha detto l’ex segretario generale Ban Ki-Moon.

Nel 2017, l’attuale segretario generale dell’ONU António Guterres ha deciso di chiudere l’Ufficio per lo sport (UNOSDP) e di dare avvio a una collaborazione con il CIO.

Fonti: UNOSDPLink esterno e CIOLink esterno

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