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Medici italofoni "discriminati" e frontalieri all'esame dei deputati

Discriminazione "linguistica" per i medici ticinesi inseriti nel registro federale MedReg. Keystone


Discriminazione dei medici italofoni e accordo fiscale sui frontalieri sono due degli argomenti presi in esame nel corso dell’incontro a Bellinzona tra parlamentari ticinesi a Berna e governo cantonale, in vista dell’imminente sessione delle Camere federali.

Questo contenuto è stato pubblicato il 20 febbraio 2019 - 18:06

A suscitare l’irritazione dei medici ticinesi, che hanno scritto alla deputazione cantonale a Berna, è l’imposizione dell’obbligo di autocertificazione a garanzia della conoscenza della lingua italiana ai fini dell’iscrizione nel registro federale delle professioni mediche (MedReg). Si tratta di un onere amministrativo che comporta un costo di 50 franchi che grava in pratica solo sui medici ticinesi.

Una questione di equità

Oltretutto, viene evidenziato, suona come una beffa per professionisti nati e cresciuti nella Svizzera italiana ma che si sono laureati oltre Gottardo, cui ora viene loro richiesto di dimostrare la conoscenza dell’idioma di Dante. Nell’iscrizione del MedReg rileva infatti la lingua della sede universitaria frequentata – che come è noto in Svizzera quelle di medicina si trovano solo in cantoni tedeschi o francofoni - e per modificare l’indicazione occorre adempiere a un onere burocratico.

“È una questione di equità”, ci spiega il presidente dell’Ordine cantonale dei medici (OMCT) Franco Denti, “solo i professionisti ticinesi sono costretti ha modificare la lingua indicata nel Registro federale. Siamo intervenuti presso l’Ufficio federale della sanità pubblica che ci ha detto di aver provato senza successo a cambiare la procedura, per i veti dei vertici dell’Amministrazione. È per questo motivo che abbiamo deciso di rivolgerci direttamente ai parlamentari ticinesi a Berna” affinché questa discriminazione venga sanata.


Vertenza frontalieri, si attendono le mosse di Roma

Durante la sessione di marzo, ha osservato il presidente della deputazione cantonale Marco Chiesa, i parlamentari ticinesi vedranno anche il ministro degli Affari esteri Ignazio Cassis al quale saranno chiesti “i retroscena dell’incontro con l’omologo italiano Enzo Moavero” con il quale è stato affrontato l’argomento della fiscalità dei lavoratori frontalieri.

Anche se l’Italia, sottolinea il consigliere nazionale Udc, “non sembra interessata a portare avanti l’accordo” tecnico parafato nel dicembre del 2015. In quell’occasione, va ricordato, il capo della diplomazia di Roma aveva promesso una risposta definitiva sulla vertenza entro la fine della prossima primavera.

Parlamentari svizzeri a Berna

In agenda a maggio, in concomitanza con il giuramento delle guardie pontificie elvetiche, c’è poi l’incontro a Roma della delegazione del parlamento svizzero con il presidente della Camera Roberto Fico che ha lo scopo di sensibilizzare il legislativo italiano su questioni importanti per il Ticino e la Confederazione.

“Sono curioso di vedere come sarà cambiato il presidente della Camera”, rileva sempre Marco Chiesa. “Nel nostro primo incontro mi aveva colpito per la sua genuinità, apertura e disponibilità a capire tematiche che non conosceva, come quella delle limitazioni all’accesso al mercato italiano degli operatori finanziari elvetici o il contenzioso sui frontalieri”.

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