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Contro il franco forte, la BNS compra montagne di denaro

A titolo di paragone, 110 miliardi di franchi in valuta estera è una somma addirittura superiore al valore delle banconote in circolazione in Svizzera, che è di circa 85 miliardi di franchi. © Keystone / Christian Beutler

Nel 2020, per contrastare il rafforzamento del franco la Banca nazionale svizzera (BNS) ha comprato valute estere per 110 miliardi di franchi.

Questo contenuto è stato pubblicato il 22 marzo 2021 - 17:42

Bastano un paio di cifre per rendersi conto di quanto l'intervento della BNS sia stato importante: nel 2019 aveva acquistato valuta estera per 13 miliardi di franchi e l'anno precedente per appena due miliardi. Anche tra il 2015 e il 2017, ovvero negli anni successivi all'abolizione della soglia minima nel cambio franco-euro avvenuta il 15 gennaio 2015, non si erano raggiunti livelli come l'anno scorso: 86 miliardi nel 2015, 67 nel 2016 e 48 nel 2017.

L'intervento sul mercato dei cambi è uno degli strumenti principali - assieme al tasso d'interesse negativo del -0,75% in vigore dal 22 gennaio 2015 e che sarà verosimilmente riconfermato giovedì - per prevenire un apprezzamento troppo importante del franco svizzero; apprezzamento che metterebbe in seria difficoltà l'industria d'esportazione elvetica.

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Dallo scoppio della crisi pandemica, la banca centrale aveva sottolineato che se necessario si sarebbe attivata sul mercato. Un intervento che si è concretizzato soprattutto nei primi due trimestri del 2020, con acquisti di valuta estera pari a rispettivamente 39 e 52 miliardi. Negli ultimi sei mesi dell'anno, la situazione si è invece fatta più tranquilla. "L'indebolimento del franco e il rallentamento dei flussi di tipo difensivo hanno permesso alla BNS di interrompere i suoi interventi sul mercato dei cambi", ha rilevato Samy Chaar, capo economista presso la banca Lombard Odier, citato dall'agenzia AWP.

La strategia attuata dalla BNS non piace però a tutti. Gli Stati Uniti hanno infatti accusato la Confederazione di manipolare la sua valuta. Il presidente della BNS Thomas Jordan ha più volte respinto le critiche, sottolineando che gli interventi dell'istituto sono necessari per assicurare condizioni monetarie appropriate e quindi la stabilità dei prezzi. L'acquisto di valute estere e la conseguente stabilizzazione del franco sul mercato dei cambi non mira perciò a dare un vantaggio competitivo all'economia svizzera.

tvsvizzera.it/mar/ats con RSI (TG del 22.3.2021)

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