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Reti sempre più vuote nei laghi svizzeri

Nel 2016 sono state catturate 188 tonnellate di pesci nel lago di Zurigo, oltre 30 tonnellate in meno rispetto al 2015. Keystone/Peter Klaunzer

Per gli uni, le acque sono troppo pulite e fanno morire di fame i pesci, per gli altri stiamo invece semplicemente riportando i laghi allo stato naturale. L’Ufficio federale dell’ambiente presenterà nella primavera prossima un rapporto con possibili misure per favorire uno sviluppo sostenibile della pesca professionale. Per molti pescatori professionisti potrebbe giungere troppo tardi.

Questo contenuto è stato pubblicato il 30 novembre 2017 - 11:00
Luca Beti

È davvero un bel posto per lavorare. Il sole è basso all’orizzonte, i raggi tagliano di traverso il cielo e accendono i colori dell’autunno. Siamo sulle acque del lago di Zurigo. Dieci anni fa, Adrian Gerny ha scelto di diventare pescatore professionista. Come dargli torto. Non poteva scegliere posto migliore per lavorare.

È un lunedì pomeriggio. Adrian Gerny solca le acque del lago con la sua barca. Cappello da basket calato in testa, barba di due giorni e occhi color del cielo. Adrian scruta il lago e tira nervosamente alla sigaretta che pende dalle sue labbra. Tra le mani fa scorrere rapidamente le maglie di una rete da pesca; sembra stia snocciolando i grani della corona del rosario, in una sorta di inconsapevole preghiera.

«Già l’anno scorso la situazione era drammatica. Quest’anno è ancora peggio. È una catastrofe», ci dice il ventinovenne mentre getta le reti in acqua. Il presidente dei pescatori professionisti del lago di Zurigo si riferisce alle catture di pesci che negli ultimi anni hanno registrato una costante e preoccupante diminuzione. «Lo vede anche lei», continua Adrian Gerny, «la barca è piena di reti e questa mattina vi erano rimasti impigliati soltanto 35 chilogrammi di pesce. Un bottino troppo magro per sbarcare il lunario».

Adrian Gerny: «Già l’anno scorso la situazione era drammatica. Quest’anno è ancora peggio». Luca Beti


Colpa del fosforo?

Stando alle cifre diffuse da un rapporto dell’Ufficio di caccia e pesca del cantone di Zurigo, nel 2016 si sono catturate 188 tonnellate di pesci nel lago di Zurigo, compresa la parte meridionale detta Obersee. Sono oltre 30 tonnellate in meno rispetto al 2015 e nel confronto con la media degli ultimi dieci anni significa una resa inferiore del 25 per cento. «Soprattutto le catture di coregoni, molto importanti per il loro rendimento economico, hanno registrato di nuovo una importante diminuzione per i pescatori professionisti», si legge nel rapporto dell’anno scorso della Commissione della pesca dei laghi di Zurigo e Walenstadt e del canale della Linth.

Gli anni di pesca grossa sembrano ormai lontani. In media, tra il 2006 e il 2016, si sono catturate annualmente quasi 143 tonnellate di coregoni nelle acque del lago di Zurigo. Nel 2016, meno della metà, ossia poco più di 65 tonnellate.

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«I pesci stanno morendo di fame perché l’acqua del lago è troppo pulita», sostiene Adrian Gerny. «Il problema è che la moria avviene sott’acqua, lontana dagli sguardi della gente. E quindi non interessa nessuno». Secondo il presidente dei pescatori professionisti del lago di Zurigo, una soluzione ci sarebbe: aumentare la quantità di fosforo contenuta nell’acqua.

Laghi: ecosistemi complessi

Il fosforo favorisce la produzione di fitoplancton; sono gli organismi acquatici che si trovano alla base della catena alimentare e al cui vertice ci sono i pesci. L’equazione di Adrian Gerny - più fosforo più pesci - rischia però di non reggere la prova del nove. Infatti, una quantità eccessiva di fosforo ha ripercussioni negative sulla vita nelle acque stagnanti poiché causa la proliferazione delle alghe. Quando queste ultime si depositano sul fondo, vengono decomposte da batteri e funghi che consumano l’ossigeno nelle acque profonde, mettendo così in pericolo la vita di molti esseri viventi.

«I laghi sono dei sistemi molto complessi ed è molto difficile prevedere quali effetti potrebbe produrre un aumento dei nutrienti, quali il fosforo, nell’acqua. Per questo motivo dobbiamo essere molto prudenti», spiega Piet Spaak, esperto di plancton e sedimenti presso l’Istituto federale per la ricerca sull’acqua (Eawag). «Inoltre, la legge elvetica sulla protezione delle acque chiede che i laghi siano riportati a uno stato naturale. Ed è l’obiettivo che stiamo perseguendo da decenni. La quantità di fosforo contenuta oggi nei laghi in Svizzera è paragonabile a quella misurata negli anni Quaranta e Cinquanta».

Nel lago di Zurigo, per esempio, grazie alla lotta all’eutrofizzazione e all’aumento della temperatura delle acque si registrano più specie di fitoplancton e zooplancton rispetto agli anni Settanta.

Sempre meno pesce indigeno in tavola

Nel 2016, gli svizzeri hanno consumato poco più di 23 tonnellate di pesce e frutti di mare, pari a un aumento dell’uno per cento rispetto all’anno precedente.

Oltre il 96 per cento del pesce fresco venduto in Svizzera - senza includere quello surgelato - viene importato, mentre quello pescato nei laghi e fiumi elvetici trova sempre meno spazio sulla tavola degli svizzeri.

La quota di mercato del pesce svizzero fresco nel commercio al dettaglio era del 3,5 per cento nel 2016, in calo del 4,8 per cento rispetto al 2015.

Fonte: Ufficio federale dell’agricoltura

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Test nel lago di Brienz

I pescatori professionisti chiedono che si inizi subito una fase pilota in un lago, per esempio in quello di Brienz, nell’Oberland bernese, per capire quali effetti potrebbe avere una quantità limite al metro cubo di fosforo sull’ecosistema acquatico e sulla pescosità.

Un’idea sposata anche da due parlamentari del canton Berna, il consigliere nazionale dell’Unione democratica di centro Erich von SiebenthalLink esterno e il sentore del partito borghese democratico Werner LuginbühlLink esterno. Nel 2011 hanno depositato una mozione in cui invitavano il governo svizzero ad avviare un esperimento pilota su base scientifica nel lago di Brienz. L’obiettivo era di capire se sospendendo completamente o parzialmente la rimozione dei fosfati nelle acque reflue negli impianti di depurazione nei pressi del lago dell’Oberland bernese fosse possibile aumentare la popolazione ittica nel lago.

La mozione è stata respinta da entrambe le camere federali. «Ogni lago è diverso. Svolgere un test nel lago di Brienz non permetterebbe di raccogliere dati indicativi per altri laghi in Svizzera. Non è quindi una buona idea fare una prova pilota», evidenzia Piet Spaak di EawagLink esterno.

Nel 2015, la questione della scarsa pescosità dei laghi in Svizzera e della difficoltà per i pescatori professionisti di sbarcare il lunario è ritornata in parlamento durante la sessione autunnale. La Commissione dell’ambiente, della pianificazione del territorio e dell’energia del Consiglio nazionale (camera bassa) ha depositato un postulatoLink esterno in cui ha chiesto la stesura di un rapporto sulla situazione dei laghi e dei corsi d’acqua svizzeri e che presentasse delle misure volte a salvaguardare il mestiere del pescatore. E questa volta il Consiglio nazionale si è espresso a favore.

Fosforo: tema tabù

Alla stesura del rapporto di esperti partecipano varie cerchie interessante, tra cui l’Ufficio federale dell’ambienteLink esterno (UFAM) e la Federazione svizzera dei pescatori professionistiLink esterno. Ma è forse meglio dire che partecipavano. Infatti, il presidente della Federazione dei pescatori professionisti svizzeri, Reto Leuch, ha abbandonato, sbattendo la porta, il terzo e ultimo incontro del gruppo di lavoro. «La nostra richiesta principale era di lanciare finalmente una fase pilota in un lago per capire quale influsso ha sulla pescosità un tenore di 10 mg per metro cubo di fosforo nell’acqua. Ma l’UFAM non ha voluto inserire le nostre rivendicazioni nel rapporto», dice uno sconfortato Leuch, pescatore professionista sul lago di Costanza.

«Siamo consapevoli delle difficoltà cui sono confrontati i pescatori professionisti», indica Andreas Knutti, caposezione della Sezione Habitat acquatici dell’Ufficio federale dell’ambiente. «Non è però facile trovare una soluzione alla diminuzione delle catture di pesci quali il coregone. Nel rapporto, che verrà presentato al governo federale nella primavera 2018, formuleremo delle possibili misure per uno sviluppo sostenibile della pesca professionale».

Misure che produrranno dei risultati però solo sul lungo termine. Per Adrian Garny, il tempo stringe poiché la situazione ha assunto contorni drammatici. «Qualcosa deve cambiare. Altrimenti dovrò dire addio al mio progetto professionale iniziato dieci anni fa e dichiarare il fallimento della mia ditta».

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