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Dopo lo sciopero delle donne, si esigono riforme politiche

Le deputate hanno interrotto la seduta parlamentare e sono uscite sulla piazza federale a Berna, il 14 giugno 2019, per manifestare il loro sostegno allo sciopero delle donne in Svizzera. In primo piano, da sinistra a destra: la presidente del Consiglio nazionale Marina Carobbio Guscetti, la ministra Viola Amherd e la vicepresidente del Consiglio nazionale Isabelle Moret. © Keystone / Peter Klaunzer

Lo sciopero delle donne ha dato impulso a una mobilitazione femminile in parlamento per attuare le richieste formulate il 14 giugno nelle piazze di tutta la Svizzera. Deputate dei diversi partiti hanno presentato una serie di interventi.

Questo contenuto è stato pubblicato il 19 giugno 2019 - 17:00

Le centinaia di migliaia di donne che il 14 giugno sono scese in piazza in tutta la Svizzera lo hanno proclamato decisamente e chiaramente: questo sciopero è solo l'inizio di una mobilitazione a lungo termine per fare evolvere leggi, abitudini e mentalità. Le donne politiche, dalla sinistra fino alla destra, hanno deciso di agire per concretizzare le rivendicazioni dello sciopero delle donne, presentando una serie di interventi in parlamento.

Le donne costituiscono solo il 33% dei membri della Camera del popolo svizzera. © Keystone / Alessandro Della Valle

Ecco una selezione:

  • Violenza sessuale: sei interpellanze sono state depositate la scorsa settimana da deputate delle Camere federali di tutti i partiti – ad eccezione dell'Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) –, scioccate dall' indagine rappresentativaLink esterno condotta per conto di Amnesty International, dalla quale è emerso che una donna su cinque è stata vittima di aggressioni sessuali in Svizzera. Le parlamentari vogliono che il governo adotti misure per prevenire e combattere questa violenza e per aiutare le vittime. Chiedono inoltre che la mancanza di consenso figuri al centro della definizione giuridica di stupro.
  • Rappresentanza politica: il Gruppo dei Verdi ha depositato un'iniziativa parlamentareLink esterno che chiede di obbligare tutti i partiti a presentare liste elettorali paritetiche (donne e uomini rappresentati in modo uguale). Già nel 2017 gli ecologisti avevano cercato di imporre delle quote di genere per le liste dei candidati al Consiglio nazionale (Camera del popolo): almeno un terzo di donne e almeno un terzo di uomini. L'iniziativaLink esterno era però stata affossata dalla maggioranza della Camera, che aveva preferito lasciare liberi i partiti di promuovere le donne a modo loro.
  • Mondo del lavoro: la deputata Isabelle Moret, del Partito liberale radicale (PLR, destra liberale) si preoccupa del reinserimento professionale delle donne che hanno smesso di lavorare per motivi familiari. In un postulatoLink esterno, chiede che il governo elabori un rapporto sulle necessità e le offerte in questo ambito.
  • Questione pecuniaria: la verde Aline Trede chiede una modifica legislativa affinché le donne non siano più svantaggiate sul piano finanziario. In una mozioneLink esterno propone che il governo intervenga, ad esempio, sui costi legati alla maternità e sulle casse pensione.
  • Visibilità: la deputata del Partito evangelico Marianne Streiff-Feller propone di creare un museo nazionale delle donne. In una mozioneLink esterno, chiede che il governo elabori un piano per la realizzazione di un museo che presenti la storia, la posizione e il ruolo delle donne in Svizzera.
Le donne rappresentano appena il 15% dei membri della Camera dei Cantoni. Keystone / Anthony Anex

In totale, il 14 giugno sono stati depositati sette interventi parlamentari in Consiglio nazionale. Altri atti parlamentari sono previsti prossimamente.

La presidente del Consiglio nazionale, Marina Carobbio Guscetti, ha collaborato attivamente quest'anno con molte donne di tutti i partiti per lanciare diversi progetti volti ad aumentare la rappresentanza femminile nelle istituzioni politiche. A tal fine è in particolare stata creata un'apposita pagina webLink esterno sul sito del parlamento svizzero.

Una cosa è certa: le due Camere del parlamento elvetico, attualmente composte di una stragrande maggioranza di uominiLink esterno – nel Consiglio nazionale le donne sono il 33% e nel Consiglio degli Stati il 15% – alle prossime sessioni saranno chiamate a discutere una moltitudine di proposte legate alla situazione delle donne in Svizzera. Un primo passo verso una presa di coscienza e un cambiamento di mentalità? In ogni caso, alle elezioni federali del prossimo ottobre si candiderà un numero di donne superiore a quello delle precedenti, nel 2015.

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