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Omicidio Vassallo: "bene la fiction, ma cerco giustizia"

In un film su Raiuno, il "sindaco pescatore" sarà interpretato da Sergio Castellitto - L'intervista alla vedova Angela Amendola

Questo contenuto è stato pubblicato il 03 febbraio 2016 - 09:12

"Tutto quello che serve a ricordare Angelo mi fa piacere, anche la fiction con Castellitto", dice Angela Amendola, la moglie di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica ucciso con nove colpi di pistola la sera del 5 settembre 2010.

"La sua macchina era ferma poco prima del bivio che porta alla nostra casa... per terra c'erano i vetri rotti del finestrino e Angelo era riverso sul sedile... Sapere che il suo omicidio è tuttora senza un colpevole rende il mio dolore ancora più insopportabile".

Un omicidio eseguito con modalità mafiose, mentre Angelo Vassallo era diventato in quegli anni un simbolo della legalità: "Non voleva che nel suo paese si spacciasse droga... era preoccupato per i nostri ragazzi e so che discusse in un locale poco tempo prima che lo ammazzassero... Alzò la voce con qualcuno... c'ero anch'io ma rimasi indietro. Lui entrò nel locale con due vigilesse...".

Che poi raccontarono agli investigatori quello che accadde, eppure ad oggi l'inchiesta per la morte di Angelo Vassallo è ancora aperta e dopo cinque anni e mezzo c'è un solo indagato, Bruno Humberto Damiani de Paula, cittadino italobrasiliano in carcere per altri reati, frequentatore degli ambienti dello spaccio di stupefacenti ed estradato in Italia lo scorso anno dopo una lunga detenzione in Colombia ma mai sottoposto a provvedimenti restrittivi per l'omicidio Vassallo.

Su Bruno Damiani pende l'accusa di omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso. Lui nega con decisione, ma secondo gli inquirenti sarebbe coinvolto nel delitto. "Se si aspettano una confessione allora Angelo non avrà mai giustizia... le indagini finora condotte non hanno portato a niente... E tutte le volte che c'è l'anniversario arrivano a ricordarlo... oggi lo fanno perché c'è la fiction. Ma la verità è che gli assassini di mio marito non sono in carcere... perché non è escluso che al delitto possano aver partecipato direttamente o indirettamente anche altre persone".

Perché "sindaco pescatore"?

"Mio marito amava il mare e aveva due pescherecci acquistati con i suoi fratelli... Era un pescatore che aveva studiato, che aveva frequentato giurisprudenza all'università".

Anche questa è terra di camorra?

"Se ci siano infiltrazioni camorristiche nel nostro territorio è difficile dirlo... so che Angelo si lamentava degli "stranieri" che erano arrivati ad Acciaroli per acquistare locali... diceva che c'erano persone che arrivavano con tanti soldi tutte le volte che c'era in vendita una casa, un appartamento, un negozio e che alle aste giudiziarie erano i primi a farsi avanti... Non so se nella fiction ci saranno queste persone strane che Angelo temeva. So quale sarà il finale però... Così come so che i responsabili della morte di mio marito resteranno senza una condanna".

Raffaella Fanelli

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