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Minori scomparsi, l'Unicef interviene in Italia

Dei 10mila profughi minorenni scomparsi, si valuta che la metà fossero in Italia. L'Unicef: "Per la prima volta interveniamo nella Penisola".

Questo contenuto è stato pubblicato il 03 marzo 2016 - 15:22

È necessaria una maggiore cooperazione tra le forze dell'ordine, gli assistenti sociali che operano nei rifugi e nei centri di accoglienza, i tutori, gli operatori delle linee telefoniche per i bambini scomparsi per prevenire e rispondere in maniera più efficace alla scomparsa di minori non accompagnati.

È quello che emerge dal Rapporto SUMMIT su prevenzione, risposta e tutela dei minori migranti non accompagnati che si disperdono in Europa, co-finanziato dall'Unione Europea e coordinato da Missing Children Europe, riassunto oggi da Telefono azzurro.

Nel 2015 nell'Unione Europea sono arrivati più di 89.000 bambini non accompagnati, un aumento drammatico rispetto ai 23.000 del 2014. Secondo Europol, 10.000 di questi bambini sono scomparsi dopo poche ore dalla registrazione. Solo una minima parte viene di seguito ritrovata. I rapporti nazionali sembrano suggerire che il numero di minori non accompagnati mancanti potrebbe essere molto più alto e che molti bambini scompaiono prima di essere registrati dalle autorità.

Secondo Europol circa la metà dei 10'000 minori sarebbe scomparsa mentre era in Italia. Un allarme che ha fatto scattare per la prima volta un intervento di Unicef sul suolo italiano "Se le Nazioni unite ci hanno chiesto di intervenire anche qui –dice il portavoce Andrea Iacomini– significa che la situazione è da bollino rosso. D'altronde i numeri parlano chiaro".

"I bambini che arrivano in Europa per sfuggire a guerra, povertà e repressione nel loro paese, rischiano di essere vittime di tratta, di matrimonio forzato o sfruttamento sessuale ed economico, tra cui la donazione di organi, il traffico di droga e l'accattonaggio. Un numero preoccupante di questi bambini non viene mai ritrovato", dichiara Delphine Moralis, segretario generale di Missing Children Europe.

La relazione riflette il punto di vista degli operatori che si occupano dell'accoglienza dei minori migranti non accompagnati e della scomparsa dei bambini, che hanno esaminato le pratiche di sette Paesi europei: Gran Bretagna, Spagna, Italia, Belgio, Cipro, Irlanda e Grecia.

Le autorità e gli operatori di prima linea che hanno partecipato alla ricerca evidenziano una cattiva gestione della scomparsa dei minori non accompagnati, una mancanza di procedure efficienti, di chiarezza sulle responsabilità di ogni servizio coinvolto, ma anche di risorse e di motivazione da parte dei professionisti coinvolti.

Tra le pecche più evidenti anche i metodi incoerenti di raccolta dei dati nei singoli paesi e in Europa, che rende difficile e inefficace lo scambio di informazioni pertinenti. Molti professionisti ammettono che spesso si presume che i minori scompaiano volontariamente e che una valutazione del rischio è raramente eseguita.

Video di Laura Fazzini e Francesco Facchini (alaNEWS)

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