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Il finanziamento svizzero alle Ong palestinesi sotto la lente

Una scuola a Gaza finanziata dall'Unrwa: anche l'impegno della Svizzera in favore dell'agenzia dell'ONU per i profughi palestinesi è messo in discussione. Copyright 2018 The Associated Press. All rights reserved.

L'impegno della Svizzera in Medioriente fa discutere. In maggio il ministro degli esteri Ignazio Cassis aveva fatto scalpore con una dichiarazione molto critica sull'agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi Unrwa. Della questione si occupano anche vari interventi parlamentari.

Questo contenuto è stato pubblicato il 28 novembre 2018 - 18:30

Giovedì il Consiglio degli Stati (camera dei cantoni) discuterà un'interpellanza di Daniel JositschLink esterno. Il consigliere agli Stati socialista chiede al governo chiarimenti sui motivi e le dimensioni dell'impegno svizzero nell'area di conflitto mediorientale. Lo spunto per l'interpellanza, come conferma lo stesso Jositsch, è venuto da una serie di articoli della Neue Zürcher Zeitung (Nzz) dedicati ai finanziamenti svizzeri a organizzazioni non governative (Ong) palestinesi.

In luglio, il quotidiano zurighese aveva pubblicato un ampio resocontoLink esterno sull'impegno svizzero nei Territori palestinesi e in Israele, basato in particolare su un elenco di Ong fornito dal Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) in base alla Legge sulla trasparenzaLink esterno.

Impegno unilaterale?

Secondo il quotidiano, la Svizzera finanzierebbe direttamente o indirettamente oltre 70 organizzazioni e progetti palestinesi. Con il rischio di finanziare Ong che si schierano unilateralmente contro Israele o esprimono opinioni antisemite. Nell'elenco tre nomi sono occultati, per non mettere a repentaglio la sicurezza delle organizzazioni o perché la loro pubblicazione potrebbe ledere "gli interessi di politica della Svizzera" (così il Dfae citato dalla Nzz).

La Nzz è tornata in settembreLink esterno sulla questione del finanziamento alle Ong palestinesi. Secondo il quotidiano, il Dfae sostiene "quasi esclusivamente organizzazioni che criticano la politica di Israele – ma quasi nessuna che biasima la situazione dei diritti umani nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, la cui responsabilità ricade su Hamas e su Fatah." Particolarmente problematico sarebbe il sostegno indiretto, seppure ufficialmente osteggiato dal Dfae, di organizzazioni che sostengono la campagna BDS per il boicottaggio di Israele.

Le cifre e le valutazioni avanzate dalla Nzz sono state messe in discussione tra gli altri da SwisspeaceLink esterno. La Svizzera finanzierebbe in realtà 25 Ong israeliane e 33 Ong palestinesi. Roland Dittli, un collaboratore della fondazione, ha risposto sulle colonne del settimanale Wochenzeitung (Woz)Link esterno alle accuse di unilateralità delle Ong palestinesi: "Gli elenchi contengono alcune delle più grandi organizzazioni palestinesi per i diritti umani, note per la loro critica alle autorità dei Territori in Cisgiordania e al governo de-facto di Hamas a Gaza."

"Nel 2017 la Svizzera ha dato il suo sostegno finanziario a 70 organizzazioni non governative nel Medioriente. Di queste ultime fanno parte Ong palestinesi, israeliane e di Paesi terzi. Un'attribuzione a una di queste categorie non è sempre evidente e ci si può chiedere se sia pertinente", ha risposto dal canto suo il Consiglio federale a una domandaLink esterno del consigliere nazionale socialista Carlo Sommaruga.

Interventi parlamentari

Resta il fatto che l'impegno svizzero in Israele e Palestina è oggetto di grande attenzione da parte del Parlamento. Solo nella sessione delle Camere federali di settembre sono stati inoltrati sette interventi parlamentari. Oltre all'interpellanza di Daniel Jositsch, si possono menzionare il postulato del consigliere nazionale liberale-radicaleLink esterno Hans-Ulrich Bigler, che chiede un rapporto sul finanziamento di Ong palestinesi e israeliane e l'intervento del deputato democentrista Maximilian ReimannLink esterno, che ha chiesto chiarimenti sui nomi occultati nell'elenco del Dfae.

Il consigliere nazionale Udc Christian ImarkLink esterno e il presidente del Partito popolare democratico Gerhard PfisterLink esterno prendono invece di mira la cosiddetta Iniziativa di GinevraLink esterno, il piano di pace lanciato quindici anni fa dall'allora ministra degli esteri svizzera Micheline Calmy-Rey e che continua a essere sostenuto anche finanziariamente dalla Svizzera.

Nel maggio scorso l'attuale ministro degli esteri Ignazio CassisLink esterno aveva dichiarato che "sostenendo l'Unrwa, manteniamo in vita il conflitto" in Medioriente, suscitando ampio scalpore. In seguito il Consiglio federale aveva ribadito il suo sostegno all'Unrwa. Ma anche questo sostegno è ora oggetto di un'interpellanza della deputata liberale-radicale Corina Eichenberger-WaltherLink esterno e di una mozione del consigliere nazionale Udc Erich von SiebenthalLink esterno.

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