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Ma servono davvero le banconote da 1'000 franchi?

La Banca nazionale svizzera non intende seguire la BCE che si appresta a ritirare i tagli da 500 euro in circolazione per gli usi potenzialmente illegali che ne possono fare le organizzazioni criminali

Questo contenuto è stato pubblicato il 28 aprile 2016 - 17:20

Analogamente a quanto fatto da Stati Uniti, Canada e Singapore, che hanno messo fuori corso le banconote di grosso taglio, anche il Consiglio della BCE ha adottato a metà febbraio, su pressione dei ministri delle finanze dei Ventotto, una dichiarazione d'intenti che prelude all'imminente ritiro dei biglietti da 500 euro. È infatti "convinzione sempre maggiore" dell'istituto centrale che le grosse banconote "siano utilizzate per scopi criminali", in particolare evasione fiscale, riciclaggio e persino terrorismo.

Una strada che la Svizzera non intende però seguire, come hanno recentemente ribadito i vertici della BNS. «Le banconote da 1'000 franchi continuano ad essere molto utilizzate per i pagamenti e per costituire riserve di valori», ha avuto modo di precisare Walter Meier, portavoce della Banca Nazionale Svizzera.

Vero è che ben 45 miliardi di franchi, vale a dire il 60 per cento dei contanti in circolazione, sono cumulati nei tagli da 1'000 franchi e, secondo le varie indagini sul tema, sono detenute da un numero relativamente ristretto di persone. Ma per il momento le autorità elvetiche non ritengono necessario il loro ritiro. Su questa questione abbiamo sentito Gian Gaetano Bellavia, commercialista milanese e consulente di varie procure italiane in tema di riciclaggio, e l'economista ticinese Amalia Mirante che nel video allegato hanno esposto le loro tesi.

Leonardo Spagnoli

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