Cineasta visionario, maestro virtuoso del linguaggio, Jean-Luc Godard ha ispirato e continua ad ispirare generazioni di registi in tutto il mondo. A 84 anni, con un centinaio di opere alle spalle, l’artista franco-elvetico viene insignito del Premio d’onore del cinema svizzero.
Questo contenuto è stato pubblicato il 12 marzo 2015 - 11:00
Nato a Parigi il 3 dicembre 1930 da genitori svizzeri, Jean-Luc Godard si diploma in etnologia alla Sorbona. Dopo aver lavorato come critico cinematografico, nel 1955 realizza il suo primo cortometraggio sulla costruzione della diga della Grande Dixence, in Svizzera.
Nel 1960 conquista il pubblico internazionale con il suo primo lungometraggio “Fino all'ultimo respiro” (“À bout de souffle”). Il film, magistralmente interpretato da Jean-Paul Belmondo e Jean Seberg, diventa il simbolo di un nuovo movimento, la “Nouvelle Vague”.
Cineasta ribelle e sperimentale, in 50 anni di carriera ha firmato un centinaio di opere, molte delle quali hanno segnato la storia della settima arte. La sua capacità di mettere a soqquadro le strutture narrative ha però messo a dura prova una parte del pubblico, che dagli anni Ottanta ha iniziato a distanziarsi dai suoi film, ritenuti troppo complessi.
Il suo ultimo lungometraggio - “Adieu au langage” – ha ricevuto il premio della giuria alla 67esima edizione del festival di Cannes.
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