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Il dilemma dei jihadisti europei arrestati dagli USA

I paesi europei hanno reagito tiepidamente lunedì all'appello del presidente statunitense Donald Trump che ha chiesto loro di rimpatriare e processare i jihadisti originari del Vecchio continente catturati in Siria dalle forze americane.

Questo contenuto è stato pubblicato il 18 febbraio 2019 - 20:56
tvsvizzera.it/Zz/ats con RSI (TG del 18.02.2019)
"La questione sarà di competenza di ogni singolo paese", ha detto la responsabile della diplomazia europea Federica Mogherini. Keystone


"Riprendetevi gli 800 fighters dell'Isis che abbiamo catturato in Siria e processateli. L'alternativa non è buona ed è che saremo costretti a rilasciarli. Non vorremmo vederli penetrare in Europa, dove si prevede vadano". Con i suoi tweet il presidente statunitense Donald Trump ha acceso il dibattito da questa parte dell'Atlantico.

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Il tema è stato affrontato lunedì dai ministri degli esteri europei a Bruxelles, ma "non ci sarà una decisione in merito a livello dell'UE", ha detto la responsabile della diplomazia europea Federica Mogherini.  "La questione sarà di competenza di ogni singolo paese" e l'Europa può intervenire al massimo per "coordinare le posizioni", ha aggiunto, assicurando comunque cha la questione rimane sul tavolo.

Per Belgio, Francia e Regno Unito, i Foreign Fighters devono essere processati nel luogo dove hanno commesso i crimini, "conformemente alla procedura legale adeguata nella giurisdizione più appropriata", ha dichiarato un portavoce della premier britannica Theresa May.

Berlino, dal canto suo, sarebbe disposto ad accogliere la richiesta della Casa Bianca ma in questo momento sarebbe "estremamente difficile", ha detto il ministro degli esteri tedesco Heiko Maas. "Non abbiamo nessun governo attualmente al quale affidarci, Bashar al-Assad non può essere nostro partner e le Fds (l'alleanza ribelle curdo-araba ndr.) non sono un governo", ha detto la ministra della difesa Ursula von del Leyen. 

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