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Saint Laurent e Gucci, la maxi evasione passa dal Ticino

Evasione fiscale all'ombra del lusso Keystone

Il gruppo parigino Kering, proprietario di vari marchi di lusso tra i quali Gucci, Yves Saint Laurent e Balenciaga, è indagato in Francia per una presunta evasione fiscale di circa 2,5 miliardi di euro che coinvolgerebbe direttamente la sottofiliale luganese Luxury Goods International (LGI), già al centro di un’inchiesta condotta dalla procura milanese per analoghi fatti.

Questo contenuto è stato pubblicato il 19 marzo 2018 - 12:26
tvsvizzera/spal

Secondo quanto rivelato da MediapartLink esterno, la testata appartenente alla rete giornalistica European Investigative Collaborations (EIC), la Kering avrebbe ideato un sofisticato meccanismo di elusione fiscale attraverso la controllata ticinese, dopo aver negoziato con le autorità cantonali un accordo estremamente favorevole, che prevede un’aliquota sugli utili dell’8% invece del 33% applicato in Francia.

In particolare il marchio Yves Saint Laurent, indica sempre Mediapart, avrebbe attribuito alla società luganese, attiva nella logistica, il monopolio delle vendite nel mondo intero. Le fatture dei prodotti ordinati dalle boutique erano infatti emesse dalla LGI che provvedeva a incassare le relative somme. Il risultato è che dell’1,1 miliardi di risultato operativo generati tra il 2009 e il 2017 dal marchio, 550 milioni sono partiti per la Svizzera, provocando un mancato incasso al fisco francese di 180 milioni di euro.

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Coinvolta anche Gucci

Ma c’è di più: le normative europee impongono alle società di pagare le imposte nel luogo dove vi sono le sedi stabili o viene svolto il lavoro effettivo ma l’unica attività concreta svolta nella filiale ticinese, secondo le indiscrezioni di stampa, è data dal transito delle collezioni. Inoltre i quadri dell’azienda risultano lavorare in Avenue George V, a Parigi, e non nella periferia di Lugano.

Lo stesso schema, secondo quanto asserisce la Procura di Milano, è stato applicato dall’altra prestigiosa controllata della famiglia Pinault, il marchio fiorentino Gucci. L’inchiesta avviata nello scorso novembre, che ha portato alla perquisizione degli uffici milanesi e fiorentini a inizio dicembre condotta dalla guardia di finanza, intende accertare l’ipotesi di una maxi evasione di 1,3 miliardi per vendite e attività svolte in Italia ma dichiarate alle autorità fiscali elvetiche. Anche in questo caso gli inquirenti sospettano residenze e attività fittizie in Svizzera dove vigono norme fiscali vantaggiose.

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Il Ministero pubblico della Confederazione ha confermato martedì alla RSILink esterno che anche in Svizzera è stato aperto un procedimento penale in relazione all'inchiesta italiana sul gruppo Kering. Tra i reati ipotizzati, riciclaggio di denaro e falsità in documenti.

La Procura federale (che rende noto inoltre di aver ricevuto ed eseguito una domanda d'assistenza giudiziaria internazionale dalla procura di Milano) non specifica contro chi è stato aperto il procedimento. Secondo la RSI non si tratterebbe al momento di Luxury Goods, la piattaforma logistica e amministrativa di Kering con sede in Ticino.

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Le spiegazioni del gruppo di Pinault

Da parte sua il gruppo Kering ha fatto sapere che LGI “è un’importante piattaforma commerciale di distribuzione e di logistica creata negli anni ’90, prima della presa del controllo del gruppo Gucci”.

E in ogni caso “ognuna delle società del gruppo insediate in Svizzera esercita un’attività economica effettiva collegata direttamente con l’attività commerciale dei marchi del gruppo” e per questo motivo “versa in Svizzera le imposte dovute, in conformità con la legge e lo statuto fiscale della società e la sua situazione è perfettamente conosciuta dalle autorità fiscali elvetiche, italiane e francesi”.

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