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Il risveglio dei villaggi di montagna

Da decenni, i villaggi di montagna in Svizzera e nel resto d'Europa soffrono per lo spopolamento. Le scuole chiudono per mancanza di allievi e le case vengono trasformate in dimore di villeggiatura.

Questo contenuto è stato pubblicato il 07 maggio 2020 - 13:45
Corinna Staffe (illustrazione)

La situazione potrebbe però cambiare. Grazie alla digitalizzazione, più persone potrebbero tornare in campagna. Perché lì la qualità di vita è migliore, mentre i costi sono più bassi. Inoltre, la pandemia di coronavirus ha evidenziato che molti lavori d'ufficio possono essere svolti anche da casa.

"Sono 30 anni che i ricercatori prevedono l'adozione del telelavoro su ampia scala, anche perché offre soluzioni ad alcuni problemi legati alla mobilità", ha affermato Vincent Kaufmann, professore di sociologia urbana e di analisi della mobilità al Politecnico federale di Losanna (EPFL), in un'intervista a swissinfo.ch sulla pandemia. "Ora sia i dipendenti, sia le aziende e i servizi pubblici si rendono conto che può funzionare".

I sondaggi mostrano che la popolarità del telelavoro è aumentata notevolmente. Prima dell'emergenza sanitaria dovuta al coronavirus abbiamo parlato con alcune persone che si erano lasciate alle spalle la vita di città, trasferendosi in campagna.

"Inizialmente guadagnavamo solo la metà che a Basilea, ma a fine mese, detratte le spese, più o meno avevamo la stessa somma di denaro sul conto in banca", ha raccontato a swissinfo.ch Martin Hoch, un giornalista che ora vive a Laax, nei Grigioni.

"Lontani dal trambusto si è più concentrati che in città, dove si rischia di perdere il filo durante la pausa pranzo perché ci si intrattiene con un amico fino alle due e mezza", ha affermato ridendo Reto Caduff, che vive su un altopiano sopra il lago di Walen.

Sia Hoch che Caduff hanno potuto costruire un'esistenza professionale in montagna grazie alla digitalizzazione.

Questi nuovi residenti sono molto attraenti per le località discoste. Perché di solito sono ben istruiti, guadagnano bene e sono anche interessati ad integrarsi nelle comunità dei piccoli villaggi.

Per questo, i villaggi discosti cercano di attirare persone come Hoch e Caduff.

I comuni offrono tasse basse, abbonamenti sovvenzionati per l'energia e i trasporti, sussidi assicurativi e sconti nei negozi del villaggio. Il comune di Gambarogno, in Ticino, ha fatto scalpore l'anno scorso offrendo case rustiche di pietra per 1 franco l'una, per rivitalizzare il nucleo montano di Scìaga.

Il comune vallesano di Albinen ha promesso ai nuovi arrivati un contributo di 25'000 franchi per adulto e 10'000 franchi per bambino. Naturalmente a determinate condizioni: la famiglia doveva investire almeno 200'000 franchi sul posto e vivere lì per almeno dieci anni.

Altri luoghi cercano di attirare le imprese. La piccola località di Gondo, sempre in Vallese, è riuscita ad attrarre il centro di calcolo di un'azienda informatica, grazie al basso prezzo dell'elettricità. Ha inoltre messo a disposizione dell'azienda dei locali di raffreddamento nel vecchio rifugio della protezione civile.

Vi interessa la vita nelle Alpi? Allora leggete la newsletter in lingua inglese Life in the AlpsLink esterno del nostro collega Dale Bechtel. Fornisce puntualmente notizie sulla riscoperta della vita nelle Alpi.

Uno degli aspetti su cui si è recentemente soffermato è la continua carenza di manodopera locale. Nel 2019, le aziende del Vallese hanno creato un sito web – valais4you.ch – per la ricerca di potenziali collaboratori. Offrivano circa mille posti di lavoro per personale qualificato nelle professioni più svariate: ingegneri, cuochi, infermieri e camerieri.

Dai nostri archivi: Immagini della vita del secolo scorso sulle Alpi svizzereLink esterno

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