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Gino Paoli e i soldi in Svizzera, reato prescritto

Gino Paoli keystone

Il pm chiede l'archiviazione poiché non si può determinare con certezza la data d'inizio dell'evasione, che ritiene precedente al 2008

Questo contenuto è stato pubblicato il 31 luglio 2016 - 15:05

Il reato è prescritto e dunque l'inchiesta sulla presunta maxi evasione di Gino Paoli va archiviata. La richiesta, come anticipato dai quotidiani "La Stampa" e "Il Secolo XIX", è stata presentata nei giorni scorsi dal pubblico ministero che ha coordinato l'indagine della Guardia di finanza.

Il cantautore aveva concordato con l'Agenzia delle entrate una rateizzazione per estinguere il debito con l'erario. Nel frattempo, è arrivata la richiesta del pubblico ministero: poiché non è possibile determinare con certezza la data di inizio dell'evasione, che dovrebbe comunque essere datata prima del 2008, va prescritta.

La vicenda era emersa lo scorso anno ed era nata da una costola dello scandalo sulla truffa a banca Carige che portò in carcere, tra gli altri, anche il ticinese Davide Enderlin e il commercialista genovese Andrea Vallebuona, al quale l'artista si rivolse per far rientrare 2 milioni di euro depositati in una banca di Lugano e nascosti al fisco. Il suggerimento fu quello di riportare i soldi in Italia nel corso di diversi viaggi. A fine dicembre 2014, però, il cantautore fu fermato ad un valico comasco con una discreta somma di denaro.

ATS/bin

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