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Ginevra, i migranti protestano: "no bunkers"

Un esempio di un locale della protezione civile (bunker) keystone

Polemica in città sulla sistemazione di alcune centinaia di migranti. Il consigliere di stato attacca il movimento che li appoggia.

Questo contenuto è stato pubblicato il 17 agosto 2015 - 13:29

È polemica a Ginevra sugli alloggi messi a disposizione dei migranti. Alcuni di questi, infatti sono stati sistemati nei locali della Protezione civile, che in Svizzera sono solitamente dei bunkers anti-atomici realizzati negli scantinati di palestre e altre strutture pubbliche.

Questo ha causato parecchio malcontento e proteste. I migranti sono sostenuti anche da un movimento locale, denominato "No Bunkers" secondo il quale questo tipo di alloggi non è adatto a lunghe permanenze. Giovedì scorso il movimento aveva lanciato un appello alla solidarietà chiedendo ai ginevrini di accogliere a casa propria uno o più richiedenti asilo per periodi da uno a tre mesi.

Secondo Hospice général, che gestisce l'accoglienza dei migranti a Ginevra, nei bunker vivono attualmente 266 delle 5518 persone assistite dall'ente. Altre 2349 sono state sistemate in alloggi collettivi e 3169 in alloggi individuali.

Di oggi la presa di posizione del Consigliere di stato ginevrino liberale-radicale Pierre Maudet, responsabile della sicurezza, secondo cui No Bunkers ingannerebbe la popolazione a fini politici: «non si tratta di richiedenti l'asilo, ma perlopiù di persone che si sono viste rifiutare il diritto d'asilo e che sono in attesa di rinvio».

Inoltre, una sistemazione di quei migranti in case private solleverebbe problemi dal profilo della legalità e dell'opportunità. «Non è né fattibile, né auspicabile: quei richiedenti sono stati respinti definitivamente e molti sono delinquenti. Si tratta di giovani celibi, giunti in Svizzera per motivi economici, che hanno commesso atti di violenza, furti o traffico di droga».

gin

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