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Fuga e ritorno in Ucraina di un cineasta svizzero

In territorio polacco: Marc Raymond Wilkins e la moglie Olga sono fuggiti da Kiev la scorsa settimana, ma ora sono tornati in Ucraina. ZVG

L'espatriato svizzero Marc Raymond Wilkins era convinto che lui e la moglie sarebbero rimasti per sempre a Kiev, qualunque cosa fosse accaduta. Quando è iniziata la guerra, però, sono fuggiti. Ma solo per poco. Ora la coppia è tornata in Ucraina.

Questo contenuto è stato pubblicato il 02 marzo 2022 - 08:00

"Pensavo che fosse impossibile che un giorno mi sarei trovato in una guerra", dice Marc Raymond Wilkins al telefono. Con un cane, un pieno di benzina e una tanica di scorta nel bagagliaio, l'espatriato svizzero e la moglie Olga sono fuggiti da Kiev il giorno dell'attacco russo. Hanno guidato via Varsavia fino a Berlino, dove vive la sorella di lui.

Marc Wilkins è nato in Svizzera ed è cresciuto in Germania. Ha vissuto a Kiev per sei anni. Lo scorso autunno si è sposato con l'ucraina Olga. Ora, la sua visione del mondo è stata stravolta. Ed è successo in un attimo.

Marc Raymond Wilkins. Vitaliy Uhov

Lui, pacifista e di sinistra, ex studente di una scuola Rudolf SteinerLink esterno, ora pensa seriamente alla difesa territoriale. "Non si tratta di giacimenti di petrolio o di interessi economici, ma semplicemente di diritto all'autodeterminazione".

Arrivando a Berlino, la coppia si è sentita inizialmente sollevata. Tuttavia, presto è sopraggiunta una grande sensazione di vuoto assieme ai rimorsi per aver lasciato indietro famiglia e amici. Inoltre, in loro si è risvegliato uno spirito combattivo. "Non potevamo stare seduti a Berlino a bere un caffè senza fare nulla". L'intera situazione era surreale, pensavano Marc e Olga. "Abbiamo lasciato la nostra casa al suo destino e altri la stanno difendendo per noi".

La Catena della Solidarietà raccoglie aiuti per la popolazione civile

La Catena della Solidarietà ha lanciato una campagna di raccolta fondi per aiutare ad affrontare la crisi umanitaria in Ucraina. Le donazioni possono essere fatte ora su https://www.catena-della-solidarieta.chLink esterno oppure sul conto postale 10-15000-6 con riferimento "Crisi in Ucraina".

Nella prima fase, gli aiuti si concentreranno sull'accoglienza delle persone rifugiate nei Paesi vicini, soprattutto in Polonia. La Catena della Solidarietà collabora con Caritas, Croce Rossa Svizzera, HEKS/EPER, Helvetas, Medair, Medici senza frontiere e la Fondazione Terre des hommes. A seconda degli sviluppi, la Catena della Solidarietà intende estendere il suo sostegno a progetti di soccorso in Ucraina. Le donazioni sono utilizzate esclusivamente per gli aiuti umanitari.

La Catena della Solidarietà è una fondazione indipendente, ha le sue radici in un programma radiofonico della Svizzera francese ed è oggi considerata il braccio umanitario della SRG SSR, alla quale appartiene anche SWI swissinfo.ch.

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"Super organizzato" al confine con la Polonia

Wilkins e la moglie possiedono due appartamenti a Kiev, pieni di oggetti d'arte. Sono infatti due collezionisti. Lei lavora in ambito informatico, lui è un regista di successo; l'espatriato è anche membro dell'Accademia del Cinema Svizzero.

Libreria, bar, galleria d'arte: The Naked Room si trova nel centro di Kiev Yevgen Nikiforov

A Kiev, Wilkins gestisce anche una galleria d'arte contemporanea ucraina, "The Naked RoomLink esterno", che rappresenterà l'ex repubblica sovietica alla Biennale di Venezia nel 2022.

La coppia ha dunque preso una decisione: tornare al confine tra Ucraina e Polonia per fornire aiuto. I due sono arrivati nella serata di domenica a Przemyśl, dove però hanno trovato tutto già "super organizzato": aiuti di quartiere, associazioni e organizzazioni di soccorso.

"Siamo stati molto toccati nel trovare così tanta umanità in questa crisi", dice Wilkins. Anche a loro è stato offerto aiuto tramite un SMS. Hanno ricevuto informazioni su dove rivolgersi sul loro numero di cellulare ucraino.

Quindi, la coppia non si è sentita necessaria in Polonia e, senza ulteriori indugi, ha deciso di rientrare in Ucraina. Fratelli e sorelle di Wilkins, tre dei quali abitano in Svizzera, si sono dimostrati comprensivi. "Ma naturalmente preferirebbero che andassi in Svizzera".

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Ritorno nella "Fortezza dell'Ucraina"

Wilkins si è sentito sollevato quando il Governo svizzero ha annunciato che avrebbe seguito l'UE nell'ambito delle sanzioni contro la Russia. Prima, "era brutto vedere la passività della Svizzera". Il quarantacinquenne spera che la Confederazione accolga presto rifugiati e rifugiate dall'Ucraina.

 I Wilkins sono arrivati nella città ucraina di Lviv, nell'ovest del Paese, lunedì sera. Erano praticamente gli unici ad attraversare il confine in quella direzione. "Sulla corsia opposta, c'era una coda di 15 chilometri".

Ora Marc e Olga sono ospiti da amici. La città sembra tranquilla. I suoi negozi sono aperti ma, allo stesso tempo, si sta fortificando in vista di un attacco. Lviv è la città più occidentale del Paese e Wilkins la chiama "La fortezza dell'Ucraina".

La loro intenzione è dare una mano fornendo servizi di trasporto in automobile e riempiendo sacchi di sabbia. "Non parlo ucraino e non ho esperienza militare, non mi unirò alla difesa territoriale", dice. La prima cosa che faranno è donare il sangue.

Ambasciata svizzera a Kiev temporaneamente chiusa

A causa della situazione nella capitale ucraina, l'ambasciata svizzera di Ucraina è stata temporaneamente chiusa a partire dal 28 febbraio 2022. Il personale svizzero che si trovava ancora sul posto (cinque persone, compreso l'ambasciatore) ha lasciato Kiev.

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