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Brexit, le incognite per i paesi AELS

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I negoziati sulla Brexit preoccupano anche i tre Paesi dell’Associazione europea di libero scambio (AELS) che fanno parte dello Spazio economico europeo (SEE). Quando il Regno Unito lascerà l'Ue abbandonerà infatti anche l'accordo che associa Norvegia, Islanda e Liechtenstein al mercato interno dell’Unione. La Svizzera, intanto, elabora una sua strategia.

Questo contenuto è stato pubblicato il 23 maggio 2017 - 09:30
tvsvizzera.it/ri con RSI (TG del 22.05.2017)

Lunedì, si è consumato il rito che si ripete ogni anno: l’incontro tra l’Unione europea –questa volta rappresentata da Malta- e i paesi che nel 1992, a differenza della Svizzera, dissero ‘sì’ allo Spazio economico europeoLink esterno.

Paesi che da allora hanno ripreso, senza poterli influenzare, migliaia di atti normativi di Bruxelles. Allo stesso modo in cui ora dovranno riprendere, senza potervi mettere parola, i termini della Brexit.

"Piccoli scenari collegati"

“È un fatto che qui a Bruxelles dobbiamo richiamare l’attenzione sui problemi dei nostri Stati”, osserva la ministra degli esteri del Liechenstein, Aurelia Frick. “C’è questo grosso elefante bianco, che è la soluzione della questione Brexit per l’Ue, ma ci sono tanti altri piccoli scenari collegati, come quello del nostro gruppo, per i quali bisogna trovare una soluzione”.

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L’uscita del Regno Unito dall’Unione, e quindi anche dallo Spazio economico europeo, è un dossier enorme.

Quali conseguenze questo avrà per Norvegia, Islanda e Liechtenstein non rappresenta certo una priorità per i negoziatori. I paesi in questione lo sanno e sono preoccupati, principalmente del vuoto giuridico che potrebbe crearsi nell’aprile del 2019, se entro quella data Londra e Bruxelles non avranno trovato un accordo mutualmente accettabile.

La maggiore autonomia di Berna

“È come un burrone nel quale i paesi AELS rischiano di cadere”, dice ancora Frick. “Se i paesi Ue trovano delle soluzioni transitorie con Londra, le dobbiamo trovare anche noi, altrimenti rischiamo di finire in un grande buco”.

Il problema è noto anche alla Svizzera, che però può elaborare una strategia sua, senza i vincoli dello SEE. La strategia si chiama “Mind the gap”, dalla frase che ricorda ai viaggiatori della metro londinese il pericolo di inciampare nell'interstizio tra i treni e il marciapiede.

Un ritorno del Regno Unito nell'AELS?

Quanto al dopo Brexit, le cose sono ancora più incerte. Ogni tanto qualcuno avanza l’ipotesi di un ritorno del Regno Unito nell’AELS, di cui fu uno dei fondatori negli anni Sessanta.

Il Ministro degli affari europei della Norvegia, Frans Bakke-Jensen, è prudente: “È un processo complicato, che riguarda molti Paesi. Tutto quello che possiamo dire al momento è che da parte dei nostri paesi vorremmo avere un approccio aperto.”

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