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Chiusura attività: il Ticino è fuorilegge

La decisione delle autorità ticinesi di chiudere le attività non essenziali non è conforme alle regole federali. Chiusure sono possibili solo in singoli casi, quando le misure di protezione non possono essere applicate.

Questo contenuto è stato pubblicato il 23 marzo 2020 - 16:12
tvsvizzera.it/mar con RSI (Quotidiano 23.3.2020)
Il Ticino ha chiuso tutte le attività economiche "non essenziali" ma Berna avverte: decisione illegale Keystone / Urs Flueeler


Sulla base dell'articolo 7 della Legge sulle epidemieLink esterno e dell'ordinanzaLink esterno sui provvedimenti per combattere il coronavirus, "i cantoni hanno competenze sussidiarie e non possono prendere decisioni contrarie alle regole decise a livello federale", ha dichiarato lunedì il direttore dell'Ufficio federale di giustizia Martin Dumermuth.

Mille casi in più in 24 ore

Secondo i dati di lunedì dell'Ufficio federale della sanità pubblica, in Svizzera si contano ormai 8'060 contagi, 1'046 in più rispetto a un giorno fa. I decessi sono 70. 

La situazione più critica rimane quella in Ticino, con 1'165 persone in totale positive al virus e 11 morti in più rispetto a ieri.

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Per questa ragione, la decisione presa sabato dalle autorità cantonali ticinesiLink esterno di chiudere le attività economiche non essenziali, ad esempio i cantieri, non è conforme alla legge. Il rapportoLink esterno che accompagna l'ordinanza è a tal proposito chiaro: "I Cantoni devono attenersi alle disposizioni della Confederazione. Nei settori disciplinati dalla presente ordinanza […] non hanno più alcun margine di manovra, ma adempiono un mandato di esecuzione della Confederazione".

Chiusure solo in singoli casi

Ciò significa che le autorità cantonali possono sì ordinare la chiusura di un'azienda, "ma solo in singoli casi", ha precisato Dumermuth, ossia quando il rispetto delle raccomandazioni della Confederazione concernenti l'igiene e il distanziamento sociale non possono essere garantiti.

In caso contrario, se il Ticino applicasse la misura, le aziende potrebbero opporsi. Inoltre, il personale di queste ditte potrebbe avere difficoltà a fare capo alla disoccupazione parziale, poiché la chiusura non rispetta il diritto federale e il cantone è responsabile per il danno causato.

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Ciò vale anche per il cantone Ginevra, che aveva annunciato la chiusura dei cantieri. Anche in questo caso - ha sottolineato Dumermuth - è possibile prendere un simile provvedimento solo in quei cantieri dove le regole di igiene e di distanziazione non possono essere applicate. Ad essere responsabile dei controlli sono gli organismi di ispezione del lavoro o la Suva, l'assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali.

Il cantone Uri aveva già provato a prendere misure più drastiche di quelle decise dal Governo federale, vietando agli 'over 65' di uscire da casa. Le autorità urane avevano poi dovuto fare dietrofront, poiché il provvedimento andava appunto più in là di quelli della Confederazione.

"Azione comune"

Prima della conferenza stampa organizzata a Berna, una delegazione del Governo elvetico aveva incontrato i presidenti dei governi cantonali per fare il punto della situazione nella lotta contro il coronavirus.

"La Confederazione e i cantoni vogliono continuare ad agire contro questo virus in modo congiunto e coordinato", ha twittato il cancelliere André Simonazzi. "L'efficacia della lotta contro l'epidemia dipenda da un'azione comune di tutte le autorità".

Il Ticino conferma le sue decisioni

I rilievi dell'Ufficio federale di giustizia, mandato in avanscoperta da Berna nella vertenza che sta montando, non hanno però fatto indietreggiare il governo ticinese che ha fatto appello alle specificità della situazione epidemica a sud delle Alpi.

In un comunicatoLink esterno l'esecutivo ticinese, che ha confermato le misure annunciate sabato scorso, ha detto di confidare nella comprensione di Berna. Una posizione che viene condivisa dai principali partiti ticinesi. Ed entrambe le parti si sono comunque dette disponibili a trovare una soluzione concordata alla controversia.

La reazione del consigliere di Stato ticinese Norman Gobbi:

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