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Massicci interventi della BNS contro il franco forte

La sede dell'istituto di emissione in piazza Federale a Berna. © Keystone / Peter Klaunzer

La Banca nazionale svizzera (BNS) è intervenuta pesantemente sui mercati valutari per indebolire il franco. Nel primo semestre 2020, secondo quanto emerge dalle statistiche pubblicate mercoledì, ha impiegato a questo scopo 90 miliardi. Intanto, arrivano ulteriori di ripresa dall'economia svizzera: il barometro del Centro di ricerca congiunturale KOF sale al livello più alto da dieci anni.

Questo contenuto è stato pubblicato il 30 settembre 2020 - 13:05

Dopo lo scoppio della crisi innescata dalla pandemia di coronavirus, molti investitori si erano rivolti al franco svizzero in cerca di un bene rifugio e l'istituto centrale aveva ammesso che, per contrastarne la forza giudicata eccessiva, stava intervenendo in modo più massiccio sul mercato.

Il valore degli acquisti di valuta estera reso noto oggi è superiore a quello dell'intero 2015, quando la BNS era scesa in campo per parare gli effetti dell'abolizione del tasso di cambio minimo tra franco ed euro. In quell'anno la banca centrale aveva impiegato 86 miliardi.

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I dati, diffusi finora in primavera in relazione all'anno precedente, saranno d'ora in poi diffusi a scadenza trimestrale.

Nel frattempo, l'economia svizzera dà segni di ripresa dopo il periodo cupo della pandemia.

Il barometro del KOF, pubblicato dagli anni Settanta, è un indicatore che anticipa l'evoluzione dell'economia. È ottenuto dalla valutazione di centinaia di sotto-indicatori.

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In settembre, il barometro del Centro di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo (KOF) conferma la tendenza al rialzo registrata nei tre mesi precedenti e si attesta a 113,8 punti. Sulla scia del coronavirus e del semi-confinamento, l'indicatore era sceso in maggio al minimo storico di 49,6 punti.

Dopo aver recuperato in giugno (60,6), luglio (86,0) e agosto (110,2) -si legge in una nota del KOF- il dato si conferma al di sopra della media pluriennale: per ritrovare valori analoghi bisogna risalire alla fine della crisi finanziaria, nel 2009-2010. L'evoluzione ha stupito gli analisti, che scommettevano su un calo verso valori fra 104 e 108 punti.

Secondo gli esperti zurighesi, la progressione di settembre è da ricondurre a una serie di indicatori che comprendono alberghi e ristoranti e domanda estera di servizi. Un sostegno arriva anche dal settore manifatturiero e dai consumi privati. Tendenze leggermente negative arrivano solo dal ramo della costruzione.

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tvsvizzera.it/ATS/ri con RSI (TG del 30.09.2020)

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