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Dove si incrociano trattori e monopattini elettrici

Thomas Kern/swissinfo.ch

Molte persone in Svizzera vivono in aree che coniugano l’aspetto rurale e quello urbano. Questa realtà può sembrare noiosa e talvolta persino brutta, ma garantisce la pace sociale. Viaggio a Bulle, “la città di campagna”.

Questo contenuto è stato pubblicato il 31 maggio 2022 - 09:28
Sibilla Bondolfi (testo), Thomas Kern (immagini)

Lavori in corso alla stazione di Bulle, dove la costruzione di nuovi edifici procede in grande stile. La cittadina di circa 25'000 anime nel Cantone Friburgo conta di accogliere altre 7'000 persone entro il 2030. Pertanto, nella zona della stazione l’azienda dei trasporti di Friburgo, proprietaria del terreno, sta allestendo un vero e proprio quartiere con appartamenti, uffici, negozi e caffè.

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Siamo stati a Bulle a maggio: le nuove strutture sono praticamente pronte per essere utilizzate e un caffè alla moda ha appena aperto i battenti. Dal punto di vista architettonico, questi edifici ricordano i complessi sorti negli ultimi anni nei pressi della stazione di Zurigo, e anche a Bulle bisogna fare slalom tra i monopattini a noleggio.

Ma c’è qualcosa di diverso. L’aria è fresca e guardando tra le case è possibile scorgere un fazzoletto di bosco, campi di colza e montagne. “Bastano cinque minuti di bicicletta per ritrovarsi in mezzo alla natura”, afferma entusiasta Alain Sansonnens, responsabile della comunicazione della città di Bulle.

Bulle stessa si definisce “une ville à la campagneLink esterno”, una città di campagna. Lo si può notare da vari elementi: mentre visitiamo un progetto di edilizia urbana ai margini della città ci sfreccia davanti un rimorchio carico di bovini, l’odore di liquame penetra le narici e un cartello ai bordi della strada esalta i prodotti freschi della fattoria. Tra il modernissimo edificio di un’azienda farmaceutica e l’Hotel Ibis pascolano le capre, e non è raro vedere i trattori circolare anche in centro e per le vie della pittoresca città vecchia.

Una città che mantiene la propria realtà rurale

Un tempo Bulle era una cittadina contadina fuori mano, delle dimensioni di un villaggio. Col latte prodotto nelle zone circostanti veniva preparato e commerciato il Gruviera, formaggio conosciuto a livello mondiale.

Poi nel 1980 fu la volta del collegamento autostradale tra Berna e Vevey, e da quel momento è cambiato tutto. A Bulle sbarcarono le prime aziende internazionali, e con loro la manodopera: la popolazione si moltiplicò.

Dal punto di vista urbanistico è una vera e propria sfida. “Bulle aspira a diventare una città in tutto e per tutto, mantenendo però la sua natura rurale, non fosse che per motivi turistici”, afferma Alexandre Malacorda, responsabile della pianificazione urbana.

Sotto questo profilo Bulle è un esempio tipico per la Svizzera, dove molti vogliono l’aspetto rurale e quello urbano. “In Svizzera spesso non è chiaro dove finisca la città e dove inizi la campagna”, sottolinea l’etnologo ed esperto in studi culturali Konrad KuhnLink esterno, i cui lavori di ricerca presso l’Università di Innsbruck includono anche temi legati all’urbanizzazione delle regioni alpine.

La “rurbanizzazione”, cioè la convivenza della realtà rurale con quella urbana, non è visibile solo dal punto di vista architettonico, ma traspare anche dalla mentalità. Alcuni comuni sono voluti rimanere dei paesi, sebbene in termini di dimensioni e infrastrutture potrebbero essere considerati già da tempo delle città. “Ci sono forme di urbanizzazione nelle campagne e al contempo vi è una certa nostalgia di ruralità nelle città”, spiega Kuhn.

Per esempio, a Bulle gli abitanti di un nuovo complesso abitativo urbano hanno arredato i grandi balconi con un armadio rustico dipinto a mano e hanno appeso un quadro che raffigura la transumanza.

Perché la Svizzera è particolarmente “rurbana”

Quella di coniugare elementi urbani e rurali è una tendenza internazionale. In Svizzera, però, questo fenomeno è particolarmente presente, per ragioni storiche e topografiche.

“Rurbanizzazione”

In urbanistica e nella geografia culturale il termine “rurbanizzazione” (derivato dall’associazione dei concetti di vita rurale e urbanizzazione della campagna) descrive il fenomeno che consiste nel fondere città e campagna. Viene a mancare sempre di più una chiara demarcazione tra aree urbane e rurali, come testimoniano i ricercatori. La quotidianità della gente, l’economia, le infrastrutture e gli usi sono strettamente intrecciati tra gli spazi e si fondono gli uni negli altri. È sempre meno chiaro cosa sia la “campagna” e dove inizi la “città”. La nuova normalità è ora rappresentata da permeabilità e confini fluidi. Nelle zone urbane continuano a esserci le strutture rurali e, inversamente, le zone rurali vanno urbanizzandosi sempre di più.

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“In Svizzera, dal dopoguerra si sono formate ampie reti di aree semi-urbanizzate, che hanno completamente cambiato il paesaggio”, spiega Lindsay Blair Howe, professoressa di architettura e società presso l’Università del Liechtenstein che ha svolto ricerche sull’urbanizzazione anche presso il Politecnico federale di Zurigo.

Le regioni di montagna hanno dovuto far fronte all’esodo degli abitanti, ma le valli in genere vivono il fenomeno della “rurbanizzazione”. “Lo si nota dal paesaggio, ma anche dalla vita quotidiana delle persone: in campagna la gente si sposta, fa la spesa, lavora e trascorre il tempo libero in modo estremamente mobile e urbano”.

Kai Reusser / swissinfo.ch

Per la popolazione e l’economia, la fusione di città e campagna ha apportato vantaggi finanziari. “La ‘rurbanizzazione’ per molti è sinonimo di maggiori opportunità: è possibile lavorare in posti che sarebbero irraggiungibili senza autostrade o collegamenti ferroviari”, chiosa Blair Howe.

Così anche da Bulle in molti fanno i pendolari per andare a lavorare a Losanna, a 50 chilometri di distanza. Ne vale la pena: gli affitti e i prezzi degli immobili, infatti, a Bulle sono nettamente inferiori rispetto alla regione adiacente al Lago Lemano.

Bulle però non vuole diventare una città dormitorio e l’amministrazione locale è consapevole dell’importanza di progettare quartieri misti. Sansonnens è soddisfatto: “A Bulle vengono più persone per lavorare che per vivere”. Il 41 % della popolazione è costituito da stranieri, provenienti soprattutto da Portogallo, Francia e Kosovo.

Alain Sansonnens (a sinistra), responsabile della comunicazione della città di Bulle, e Alexandre Malacorda, responsabile del dipartimento di pianificazione urbana. Thomas Kern/swissinfo.ch

Secondo Sansonnens però anche molti anziani si spostano a Bulle dalle zone limitrofe, perché qui ci sono tutte le comodità e i servizi. “A Bulle si trova ancora tutto: macellerie, caseifici, negozi”, afferma Sansonnens. Per i piccoli esercenti il nuovo quartiere della stazione rappresenta una minaccia, perché lì gli orari di apertura sono molto più flessibili. “La politica non ha una risposta a questo problema. Sarà decisivo il comportamento della gente”, prosegue Sansonnens.

La “rurbanizzazione” è un elemento di coesione

In ogni caso la “rurbanizzazione” comporta anche vantaggi e benefici sociali. Stando a Kuhn, essa garantisce la pace sociale. “La maggior parte delle persone in Svizzera conduce una vita molto simile, a prescindere che abiti in città o in campagna; il divario tra città e campagna pertanto è meno marcato che in altri Paesi, anche se a volte viene evocato nelle discussioni politiche. Negli Stati Uniti, invece, vi è un’enorme differenza tra vivere a New York o in una fattoria del Texas”.

In Svizzera praticamente non esistono regioni isolate come ve ne possono essere negli USA, in Francia o nella Germania orientale, e le infrastrutture sono ben sviluppate anche nelle regioni montane più remote. “Da questo punto di vista la Svizzera è privilegiata, perché possiamo permettercelo ed è quello che vogliamo”, prosegue Kuhn.

Complici il pendolarismo per lavoro, il tempo libero e le ferie le persone provenienti da Zurigo e Grigioni hanno più contatti tra loro di quanti ne abbiano gli abitanti di New York con quelli del Texas, il che si ripercuote positivamente sulla coesione sociale. Mentre alcuni abitanti di New York sbeffeggiano quelli delle zone rurali definendoli in modo dispregiativo “Rednecks” (contadini rozzi) o “Hillbillys” (montanari) e alcuni berlinesi definiscono “Pack” (gentaglia) e “Abschaum” (feccia) gli abitanti della Turingia o del Meclemburgo-Pomerania Anteriore, in Svizzera questo modo di guardare dall’alto verso il basso chi vive in campagna è molto poco diffuso. Al contrario: le zone rurali godono di un’immagine assolutamente positiva. “Per la democrazia e la convivenza, pertanto, la ‘rurbanizzazione’ è un fenomeno positivo”, afferma Kuhn.

I lavori di costruzione della nuova stazione ferroviaria di Bulle sono quasi terminati. Thomas Kern/swissinfo.ch

Per Bulle e la sua popolazione eterogenea la pace sociale è particolarmente importante. A Bulle, infatti, la mentalità è diversa rispetto alle grandi città, spiega l’urbanista Malacorda. La gente per strada si saluta. “Da un lato emerge ancora oggi la storia rurale di Bulle”, afferma Malacorda. “Dall’altro in molti si trasferiscono a Bulle per cercare uno stile di vita più urbano e moderno”. Bulle coniuga entrambi gli aspetti.

Ma c’è un prezzo da pagare: l’estetica

La “rurbanizzazione” però comporta anche svantaggi, non solo vantaggi. “Non è così bella da vedere”, chiosa Blair Howe ridendo. Si è costruito troppo in fretta senza pensare più di tanto a come conservare il carattere architettonico e le strutture sociali dei paesi.

Anche a Bulle in passato le aree agricole sono state circoscritte troppo rapidamente, ammette Malacorda. A suo avviso oggi la compattazione del territorio va seguita meglio. “Ma non bisogna fare di Bulle una Disneyland. Non c’è bisogno di una ruralità artificiale”.

Anche l’etnologo Kuhn ritiene che spesso la “rurbanizzazione” sia poco piacevole dal punto di vista estetico. Per lui “rurbanizzazione” significa “sia l’uno che l’altro”, ma allo stesso tempo anche “né l’uno né l’altro”, e questa è l’altra faccia della medaglia. In poche parole: Bulle non è né Berlino né un grazioso villaggio svedese, né vivace né tantomeno idillica.

Kuhn approfondisce così questo concetto: “Raramente in Svizzera si ha la sensazione di trovarsi in una grande città, come Parigi, Londra o New York – diverse da Ginevra e Zurigo, città che non enfatizzano costantemente l’aspetto urbano con le sue discontinuità. Nelle città svizzere spesso la realtà è molto rurale”. Allo stesso tempo però non ci si sente mai veramente “in campagna”: ci sono case ovunque, il cellulare prende dappertutto e anche le zone alpine più remote sono accessibili grazie a comodi collegamenti. Le aree turistiche spesso sono persino dotate di una vera e propria infrastruttura urbana. “Non come i Carpazi rumeni e i loro boschi sterminati!”.

Sotto il profilo della tutela dell’ambiente la “rurbanizzazione” è un’arma a doppio taglio. Da un lato l’espansione urbana e l’impermeabilizzazione del suolo causano la perdita di spazi vitali per flora e fauna, le autostrade e le linee ferroviarie tagliano le aree naturali e dai giardini privati parte l’invasione delle neofite.

Il prato della caffetteria appena aperta nel quartiere della stazione cresce dal soffitto come decorazione. Thomas Kern/swissinfo.ch

Dall’altro lato, in Svizzera le zone che coniugano l’aspetto rurale e quello urbano sono più verdi rispetto alle “vere” città. “Gli agglomerati ben strutturati e molto verdi rappresentano un grande potenziale per la biodiversità”, scrive Nathalie Rutz di Pro Natura.

A Bulle, le direttive prescrivono che le nuove case plurifamiliari al di fuori della città vecchia o del centro cittadino devono avere un orticello di almeno 5 m2 per unità abitativa; queste zone verdi devono essere a disposizione di tutte le abitazioni. Quindi, per esempio, chi costruisce una casa plurifamiliare con dieci appartamenti deve allestire un giardino di almeno 50 m2.

A fine giornata torniamo a casa con sensazioni contrapposte: è stata più una gita in campagna o un giro in città? Arrivederci Bulle, città di campagna!

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