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Italia, il maltempo non dà tregua

Mentre Venezia, Matera e altre città italiane iniziano a contare i danni provocati dal maltempo, la situazione resta critica in diverse regioni. E le previsioni meteorologiche per i prossimi giorni non sono delle migliori.

Questo contenuto è stato pubblicato il 18 novembre 2019 - 14:38
tvsvizzera.it/Zz/ats con RSI (TG del 18.11.2019)
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I vaporetti hanno ricominciato a navigare a Venezia lunedì dopo i tre episodi estremi di acqua alta che hanno devastato la città. Dopo il picco storico di 187 centimetri i 150 di domenica, nei prossimi giorni il livello della marea non dovrebbe superare i 110 centimetri, il che permetterebbe alla città di fare una stima dei danni. Secondo le autorità cittadine, supererà il miliardo di euro.

Almeno 8 milioni di euro è invece la stima dei danni che acqua e fango hanno provocato la scorsa settimana a Matera, in Basilicata. 

La Giunta regionale toscana, su proposta del presidente della Regione Enrico Rossi, ha dichiarato lo stato di emergenza per il maltempo. Sono stati molti i disagi provocati dalla piena dell'Arno, anche se lunedì a Pisa e Firenze il peggio sembrava passato.  

Il Piemonte, in vista delle piogge previste per i prossimi giorni, ha dichiarato l'allerta arancione per un'ampia zona del sud della regione, nelle valli attraversate dai fiumi Belbo, Bormida e Scrivia, nelle province di Alessandria, Asti e Cuneo. 

La neve ha invece già provocato diversi disagi in Alto Adige dove intere valli, come la Val Pusteria, sono isolate.

Costa: "Il Climate Change non è una frottola"

"Venezia è un patrimonio dell'umanità, una bellezza unica al mondo, ma non dobbiamo dimenticare i morti della Sicilia piuttosto che la stroncatura di alberi della foresta Stradivari in Trentino dell'anno scorso". Sono le parole del ministro dell'Ambiente Sergio Costa, che si è espresso a proposito dell'emergenza maltempo a margine di un appuntamento al Tar della Campania. 

"Non dimentichiamo il climate change - ha proseguito -. Certe cose sono avvenute sempre, ma guardate la frequenza. Ricordiamo l'inondazione del '66, ma vediamo che questi effetti meteo sono così veloci a distanza di uno, due o tre anni, e non più 20 o 30 anni. Questo vuol dire che qualcosa sta cambiando. Vuol dire che le Nazioni Unite, quando con l'Ipcc certificano i cambiamenti climatici, non ci raccontano frottole". 

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