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«Sono un guerriero online»

Pierre Rom, un guerriero digitale di 93 anni al servizio del movimento di giovani Operazione Libero. ©Thomas Kern/swissinfo.ch

Ha 93 anni e fa parte di un movimento di giovani politicamente impegnati: Pierre Rom. Soprannominato il «guerriero online», l’arzillo bernese appartiene “all’Esercito degli autori di commenti”, l’arma segreta dell’Operazione Libero. La sua missione: lottare contro l’odio e la menzogna sulla rete.

Questo contenuto è stato pubblicato il 06 luglio 2017 - 14:00
Adrienne Fichter, Berna

«Per iscritto riesco ad esprimersi meglio che verbalmente», afferma Pierre Rom all’inizio del nostro incontro in un ristorante della città vecchia di Berna, mostrandomi due pagine su cui ha esposto la sua convinzione politica. I partiti, si legge, non sono più in grado di mobilitare al di fuori delle loro cerchie. Un compito che possono e devono ora assumere i movimenti di giovani quali Operazione Libero. È per questo che Pierre Rom vi ha aderito.

Questo articolo fa parte di #DearDemocracyLink esterno, la piattaforma di swissinfo.ch sulla democrazia diretta.

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Rom, classe 1924, membro attivo della sezione della città di Berna del Partito liberale radicale, di cui è stato segretario, è un “guerriero online” dell’Operazione LiberoLink esterno, un movimento emerso negli ambienti studenteschi dopo il “sì” del popolo svizzero all’iniziativa contro l’immigrazione di massa, il 9 febbraio 2014.

Esso milita per il mantenimento delle relazioni bilaterali con l’Unione europea, ma pure per dare impulsi liberali in tutti i settori dell’economia e della società. Tramite “l’esercito degli autori di commenti”, una delle sue armi segrete, da alcuni anni si è intromesso nel dibattito politico in Svizzera con abili campagne sui social media.

I suoi “guerrieri online” agiscono negli spazi per i commenti dei media e partecipano ai dibattuti sulle pagine Facebook dei suoi avversari politici. Questa “guerra dell’informazione” sulla rete è diventata un fenomeno diffuso, soprattutto dall’inizio del conflitto ucraino nella primavera 2014.

Eserciti di “troll” bene organizzati, al servizio delle due parti in conflitto, si danno battaglia nel mondo digitale. Una lotta che sconfina anche sui siti dei principali media europei. Ora, questa tattica è sempre più adottata anche in Svizzera da partiti e organizzazioni.

Pierre Rom s'impegna a favore di una società liberale. ©Thomas Kern/swissinfo.ch

L’idea di Operazione Libero è nata nel momento in cui i suoi membri sono diventati il bersaglio di adirati internauti. «I sostenitori dell’iniziativa per l’attuazioneLink esterno hanno inondato il nostro sito con dei post», spiega l’esperto di reti sociali del gruppo, Adrian Mahlstein. È stato così deciso di replicare con le stesse armi.

Piccolo sforzo, grande effetto

Questa forma d’impegno politico è di facile accesso e può avere un forte impatto. La ricerca mostra infatti che le opinioni presentate tra i commenti sono considerate come il riflesso di quanto pensato dalla maggioranza, e non come l’opinione di una minoranza che s’impegna in modo particolarmente attivo nel dibattito politico.

Questa tecnica di propaganda che consiste nel dare un’impressione errata di un comportamento spontaneo o di un’opinione popolare ha un nome: astroturfing. «Si tratta a volte di un’unica persona che pubblica centinaia di commenti. Ciò falsa completamente la percezione degli utenti», rileva Lukas Golder, politologo all’istituto di ricerca gfs.bern.

La destra ruggisce più forte

Uno studio evidenzia inoltre che le persone che si situano sulla destra dello scacchiere politico sono più attive, a livello di commenti, rispetto a chi è più di sinistra. Questi ultimi si accontentano spesso di pubblicare un “Like”.

Operazione Libero intende contrastare questa tendenza con argomenti e riflessioni liberali. Non con delle frasi retoriche di propaganda che vengono dall’alto, come succede nelle “fabbriche di troll” sponsorizzate da Stati stranieri, ma con degli argomenti. Il dibattito politico dev’essere alimentato con i fatti, non con le opinioni.

«Ad importarci sono le persone che leggono i commenti, non i troll. Abbiamo notato che a volte si discute di temi legati alla migrazione senza però avere molta conoscenza in materia. I brontoloni dispongono così di una tribuna tutta loro siccome tutti gli altri si sono irritati. Vogliamo cambiare questa cosa», dice Max Obrist, sorta di comandante del gruppo di guerrieri online di Operazione Libero.

Lotta contro l’odio

Per fare questo, i soldati della rete utilizzano lo strumento di comunicazione “Slack”. Si rispondono nelle colonne dei commenti e si riconfortano vicendevolmente. I toni della discussione sono infatti spesso rudi e sgarbati. Questa “psico-igiene” è importante poiché la lotta contro l’odio sulla rete può essere spossante. Il sostegno reciproco è quindi una fonte di motivazione.

Pierre Rom si batte in particolare contro le affermazioni menzognere. ©Thomas Kern/swissinfo.ch

L’esercito di volontari non è composto soltanto di “nativi digitali”, ovvero le persone nate e cresciute con Internet. Ci sono anche guerrieri più anziani e il 93enne Pierre Rom né è l’esempio migliore. «Sono vecchio, ma ho il diritto di votare. Voglio quindi avere qualcosa da dire. Sarebbe sbagliato rilassarsi e approfittare della vita», sostiene il bernese.

Campo di battaglia digitale

Il suo campo di battaglia si chiama Facebook. Ogni giorno va sulla rete sociale più grande del mondo digitale e gestisce una rete politicamente diversificata di amici in cui discute con persone di destra e di sinistra. «Quando qualcuno afferma qualcosa di manifestamente falso, reagisco». Se c’è qualcosa che Pierre Rom non sopporta sono proprio le menzogne.

Il 93enne dedica molte ore al giorno alle sue ricerche al fine di consolidare i suoi post su Facebook con fatti e argomenti. Fino a quando Operazione Libero resterà una piattaforma dinamica per difendere lo Stato di diritto e una società liberale, lui desidererà farne parte. Secondo Rom, il movimento non dovrà mai diventare un partito.

Durante l’ultima campagna presidenziale francese ha «difeso ardentemente» Emmanuel Macron su Facebook. Rom è convinto che i movimenti quali “En Marche!” rappresentino il futuro.

Sulla corsia di sorpasso

Facebook è il campo di battaglia di Pierre Rom. ©Thomas Kern/swissinfo.ch

Le statistiche sulle reti sociali gli danno ragione. Numerosi partiti populisti di destra - quali l’AfD in Germania, l’Ukip in Gran Bretagna o il Front national in Francia - contano il triplo di sostenitori su Internet rispetto ai tradizionali partiti di governo. Ma a differenza di quanto succede in questi paesi, in Svizzera il movimento Operazione Libero – cha ha oltre 23'200 fans su Facebook (stato al 1° giugno 2017) - è riuscito a superare in poco tempo i principali partiti del paese, ovvero l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) e il Partito socialista.

In quest’ottica, la Svizzera è un’eccezione in Europa. Nelle chiassose reti sociali, sono solitamente i populisti di ogni sorta ad avere il sopravvento. «L’arte sta nel semplificare dei temi complessi e nel diffondere con successo delle posizioni moderate sulle reti sociali», spiega il politologo Lukas Golder. La democrazia diretta è un aiuto prezioso. Gli scontri sulle reti sociali sembrano infatti suscitare più interesse delle comunicazioni digitali dei partiti.

Numerosi comitati attivi nelle campagne di votazione agiscono in maniera sempre più professionale nell’utilizzare i formati multimediali. Tra gli esempi si possono citare la forte mobilitazione che ha preceduto la votazione sull’iniziativa dell’UDC per l’attuazione dell’espulsione degli stranieri che commettono reatiLink esterno, nel febbraio 2016, o quella sulla riforma dell’imposizione delle impreseLink esterno, all’inizio dell’anno. Gif, video, infografiche e “fact-checking” appartengono sempre più all’armamentario utilizzato nella battaglia digitale che precede le votazioni.

Se Facebook & Co dovessero assumere più importanza nella formazione delle opinioni, Pierre Rom e i suoi compagni “di guerra” di Operazione Libero saranno pronti a contrattaccare.

Democrazia diretta digitale

Notizie false diffuse da fabbriche di troll, bolle di filtraggio di social media, bot, politica globale via Twitter: il confronto con la digitalizzazione è ormai praticamente ovunque in cima all'agenda politica.

In una serie di contributi per #DearDemocracyLink esterno , Adrienne Fichter spiega influssi ed effetti delle tecnologie digitali sul sistema e i processi della democrazia diretta svizzera.

Concretamente Adrienne FichterLink esterno si focalizza sull'influenza dei social media su elezioni e votazioni, partecipazione civica digitale, e-government, tecnologie civiche e dati aperti.

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Per contattare l'autrice su Twitter: @adfichter Link esterno

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