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Da “Baffino” a “Buffone”, finale craxiano per Massimo D’Alema

Massimo D'Alema contestato a Bari ansa

di Massimo Donelli

Questo contenuto è stato pubblicato il 16 dicembre 2014 - 11:41

Nicolae CeaușescuLink esterno che si affaccia dal balcone del suo marmoreo, allucinante palazzo a Bucarest e

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perché sotto c'è una folla ribelle che sventola le bandiere della Romania mutilate della falce e martelloLink esterno e lo contesta…

Bettino CraxiLink esterno sommerso da una

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mentre esce dall'Hotel RaphaelLink esterno di Roma, protetto dalla polizia, che lavora duro per trattenere una folla inferocita…

Saddam HusseinLink esterno con la barba e i capelli lunghi, gli occhi stralunati, stanato dal rifugio sotterraneoLink esterno alla periferia di TikritLink esterno

Enrico LettaLink esterno che consegna controvoglia la campanella del premier a Matteo RenziLink esterno e

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da Palazzo ChigiLink esterno

La Storia moderna si potrebbe raccontare anche in questo modo, per immagini e brevissime didascalie. Perché valgono più di mille parole, certe immagini. Specialmente quando - senza pudore, senza pietà - fermano l'istante in cui uomini che hanno assaporato il potere se lo vedono, di colpo, sottrarre.

E' sempre andata così, da Giulio CesareLink esterno in poi.

D'improvviso, il comando passa di mano.

Eppure, ogni volta, siamo spiazzati.

Venerdì 12 dicembre, per esempio…

In Italia è il giorno dello sciopero generale.

Nel deserto del centrodestra, il centrosinistra recita due parti in commedia: è, a un tempo stesso, il Palazzo e la Piazza.

Mentre Renzi lavora nel suo studio a Palazzo Chigi, Susanna CamussoLink esterno e alcuni parlamentari del PdLink esterno animano le manifestazioni antigovernative che si svolgono in 54 città italiane.

In questa cornice schizofrenica (difficile da spiegare a uno straniero), fa capolino la Storia. Che registra nuove immagini, devastanti, per sancire la fine di un vecchio potere. Massimo D'AlemaLink esterno esce dal municipio di Bari e viene insultatoLink esterno sullo sfondo di bandiere rosse sventolanti: i lavoratori gli urlano "Lurido", "Venduto", "Pezzo di merda", "Buffone".

L'ex "lider Massimo" (che gli avversari da sempre chiamano "Baffino") non siede più nemmeno in parlamento.

Ma lì, agli occhi di tutti, sta incarnando il Potere.

Consapevole di ciò, abbassa lo sguardo, non reagisce e, mani in tasca, scivola via, livido, protetto dalle guardie del corpo.

E l'oltraggio non si ferma qui.

L'unico a spendere una parola di solidarietàLink esterno per lui (che deve ingoiare anche una battuta di Massimo CacciariLink esterno: "Il compagno D'Alema mi ha fatto un po' penaLink esterno") è un oscuro parlamentare europeo del Pd. Tutti gli altri, a cominciare da Renzi, zitti. E, così, D'Alema, domenica 14 dicembre, ha disertato l'assembleaLink esterno del partito…

Il cortocircuito della politica italiana, che paga ancora la rivoluzione per via giudiziaria di TangentopoliLink esterno (1992), non poteva avere miglior rappresentazione: D'Alema, insultato da una folla di suoi elettori che scioperano contro il governo guidato dal segretario del suo partito, fa, 22 anni dopo, la stessa fine (mediatica) di Craxi.

Allora sembrava inimmaginabile.

Ma poi sulla scena è comparso Renzi.

E la prima promessa dell'outsider fiorentino è stata la rottamazione della classe dirigente del Pci-Pds-Ds-PdLink esterno.

Renzi ultimamente viene spesso accusato di promettere tanto e mantenere poco, come certificano i sondaggi che indicano un calo di popolarità. La rottamazione, però, gli sta riuscendo, eccome (anche, va detto, grazie al fango che fuoriesce dall'inchiesta Mafia Capitale, dove nessuno, da Giovanna MelandriLink esterno a Walter VeltroniLink esterno, è immune da schizzi fastidiosiLink esterno…). E il suo scalpo più prezioso, oggi, non ci sono dubbi, è quello di D'Alema.

Passato, in un amen, da "Baffino" a "Buffone"…

massimo.donelli@usi.chLink esterno

Segui @massimodonelliLink esterno

Il video della contestazione

YoutubeLink esterno

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