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Quando le autorità svizzere condannarono a morte Liliana Segre

Keystone / Str

Il caso della tredicenne ebrea Liliana Segre, in fuga dalla persecuzione nazista e respinta alla frontiera svizzera di Arzo nel dicembre del 1943 insieme al padre Alberto, scuote ancora oggi le coscienze. Un documentario della Radiotelevisione svizzera racconta cosa successe ad Arzo in quei fatidici mesi dell'autunno del 1943.

Questo contenuto è stato pubblicato il 25 gennaio 2022 - 09:00
RSI, Storie

"La condanna a morte di mio padre e dei due anziani cugini che ci accompagnavano”, ha scritto un giorno Liliana Segre, "venne pronunciata da quell’ufficiale svizzero che ci disprezzò e rifiutò di accoglierci. I nazisti ad Auschwitz si limiteranno a metterla in pratica". Liliana Segre sopravviverà ed è oggi uno degli ultimi testimoni viventi dell’orrore di Auschwitz.

Come è possibile che a quella stessa frontiera dove migliaia di ebrei italiani trovarono la salvezza, per altri venne deciso il respingimento? Quanti furono gli accolti e quanti i respinti? E la popolazione come reagì di fronte al dramma di questi uomini e donne in fuga? A quasi 80 anni da quei fatti, in occasione della Giornata della Memoria, il documentario Arzo, 1943 di Ruben Rossello ci riporta a questo drammatico episodio della storia.

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