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Espulsi 35 diplomatici russi, "interferenze nelle presidenziali USA"

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Si è consumata la vendetta di Barack Obama prima della sua uscita di scena: 35 diplomatici russi sono stati raggiunti da un provvedimento di espulsione mentre sanzioni sono state disposte contro i due servizi di intelligence di Mosca GRU e FSB, accusati di aver interferito attraverso l’attività di hacker nella recente campagna elettorale statunitense, favorendo il repubblicano Donald Trump. La reazione di Vladimir Putin: "La Russia non si abbasserà a questo livello di diplomazia irresponsabile".

Questo contenuto è stato pubblicato il 30 dicembre 2016 - 15:10
tvsvizzera.it/spal/ri con RSI (TG del 30.12.2016)

I funzionari, che hanno 72 ore di tempo per lasciare il paese con i loro familiari, sono stati definiti persone non grate in quanto avrebbero “agito in modo incoerente con il loro status diplomatico o consolare”. Destinatari delle sanzioni sono in particolare Igor Korobov, attuale numero uno del GRU, ed i suoi tre vice Serhei Gizunov, Igor Kostyukov e Vladimir Aleksev che secondo l’amministrazione USA avrebbero direttamente ordinato gli attacchi contro il Comitato Nazionale Democratico e altre organizzazioni politiche americane.

Colpite anche tre società, lo Special Technologies Center di San Pietroburgo, la Zor Security, nota anche come Esage Lab, e la Autonomous Non-commercial Organization Professional Association of Designers of Data Processing Systems, che avrebbero promosso le operazioni di hackeraggio.

Tra i sanzionati anche due cittadini russi, Evgeniy Bogachev e Aleksey Belan, ritenuti noti cyber criminali responsabili di intrusioni ai danni di società finanziarie statunitensi. In particolare Bogachev è accusato di aver rubato con alcuni complici oltre 100 milioni di dollari a istituzioni Usa mentre Belan di aver compromesso e sottratto i dati di almeno tre importanti società e-commerce.

In proposito Barack Obama ha precisato che gli Usa ''continueranno a prendere una serie di azioni a tempo debito, alcune delle quali non pubblicizzate'', contro la Russia e che la sua amministrazione fornirà nei prossimi giorni al Congresso un rapporto sulle interferenza di Mosca nelle elezioni.

Il Cremlino ha in un primo tempo promesso "misure di ritorsione", tra cui la chiusura immediata della scuola anglo-americana di Mosca, mentre il dipartimento degli Esteri ha sostenuto che le sanzioni sono controproducenti e danneggeranno la ripresa delle relazioni bilaterali.

Vladimir Putin ha in seguito fermato l'escalation e, sul sito del Cremlino, ha rassicurato i diplomatici statunitensi: "La Russia non si abbasserà a questo livello di diplomazia irresponsabile". Il presidente auspica piuttosto un salto di qualità con l'uomo prossimo ad insediarsi alla Casa Bianca.

Da parte sua il presidente eletto Donal Trump, che si appresta a governare con un Congresso in buona parte favorevole alle sanzioni, si è limitato a dire che si è limitato a dire che la prossima settimana incontrerà i responsabili dell’intelligence “per essere aggiornato su questa situazione” e che comunque “è tempo per il nostro paese di procedere verso cose migliori e più grandi”.

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