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La mia Svizzera #3: Maria Grazia Giuffreda

Co-direttrice del Centro svizzero di calcolo scientifico, ha scelto il Paese per completare il suo percorso di studi; vi si è poi stabilita

Questo contenuto è stato pubblicato il 22 dicembre 2015 - 20:20

Maria Grazia Giuffreda è direttrice associata del Centro svizzero di calcolo scientifico a Lugano, un centro che ospita potenti computer grazie ai quali gli scienziati possono simulare con modelli matematici (da qui 'scienze computazionali') ciò che è difficile o impossibile osservare sperimentalmente.

Laureata in chimica a Bologna, si è dapprima trasferita in Belgio per conseguire un dottorato in chimica computazionale, poi è approdata al Politecnico federale di Zurigo (ETH) per il post-doc. Ha infine trovato lavoro al CSCS, che è un'unità dello stesso Politecnico e ospita attualmente il supercomputer più potente d'Europa.

Nell'intervista, Giuffreda ci spiega come le simulazioni abbiano profondamente cambiato la ricerca, e ci illustra il suo lavoro quotidiano di interfaccia tra lo staff del Centro e la Comunità scientifica, affinché gli scienziati conoscano il potenziale delle macchine e sappiano come usarle al meglio.

Con lei parliamo però anche di fuga dei cervelli -perché l'Italia ne soffre particolarmente?- dello staff multiculturale del CSCS -è davvero una ricchezza, o è solo uno stereotipo?- e infine del ruolo delle donne in un ambiente storicamente maschie: "siamo sempre sotto esame".

Nella versione estesa dell'incontro con Maria Grazia Giuffreda, qualche riflessione in più sugli stipendi dei ricercatori e sulla corsa al primato della velocità tra i supercomputer del mondo, che non rientra negli obiettivi del Centro di calcolo: "una sfida che lasciamo a Cina e Stati Uniti".

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