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Dietrofront sulle pensioni, aumenti inferiori all’inflazione

Potere d'acquisto limato di 0,3 punti percentuali. Keystone / Xavier Gehrig

Clamoroso ripensamento della Camera bassa (Consiglio Nazionale), in tema di pensioni pubbliche (AVS). L'aumento delle rendite sarà inferiore al rincaro.

Questo contenuto è stato pubblicato il 01 marzo 2023 - 18:00
tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS

Dopo aver approvato in settembre una mozione che chiedeva di adeguare le rendite all’inflazione i deputati federali hanno votato mercoledì contro la loro recente proposta.

Il progettoLink esterno messo a punto dal Governo federale su loro indicazione è stato infatti rigettato di stretta misura, con 97 voti contrari, 92 favorevoli e un astenuto. Questo significa che le rendite AVS (alle quali in Svizzera si aggiunge poi la previdenza professionale obbligatoria) saranno adeguate solo parzialmente all’aumento dei prezzi per il 2023 e il 2024.

Il prossimo passaggio del testo governativo all’altra Camera non dovrebbe cambiare l’esito del progetto che a questo punto può ritenersi archiviato.

In base alla proposta dell’esecutivo i beneficiari di una rendita pensionistica pubblica avrebbero dovuto ricevere tra i 7 e i 14 franchi in più al mese già da quest’anno (fino al prossimo adeguamento delle pensioni previsto per il 1° gennaio 2025).

Tale incremento straordinario doveva aggiungersi al normale adeguamento delle pensioni che il Consiglio federale effettua ogni due anni in funzione dell'indice misto, che tiene conto dell'andamento dei salari e dei prezzi.

A prevalere sono state quindi considerazioni di ordine finanziario sostenute da UDC, Liberali radicali e Verdi liberali, preoccupati per l’evoluzione delle casse federali.

L'incremento delle rendite, è riecheggiato al Nazionale, sarebbe stato modesto per i beneficiari e le beneficiarie, a fronte di costi stimati in 418 milioni di franchi per il biennio 2023-2024 per le casse dell’istituto previdenziale della Confederazione.

Centro e sinistra hanno perorato senza successo la tesi avversa, giustificata dalla necessità di rafforzare ulteriormente il potere d'acquisto dei pensionati e delle pensionate, il cui potere d’acquisto è diminuito con l’incremento dei prezzi dell’energia, degli affitti e delle assicurazioni sanitarie obbligatorie.

Nel gennaio scorso la pensione minima era già stata aumentata di 30 franchi al mese e quella massima di 60 franchi, vale a dire in misura del 2,5%, per un'inflazione stimata del 2,8% per il 2022, vale a dire 0,3 punti percentuali al di sotto dell’aumento medio dei prezzi. Con queste correzioni la rendita minima passa da 1'195 a 1'225 franchi e la massima da 2'390 a 2'450 franchi.





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