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Consiglio islamico svizzero sotto inchiesta

Il Ministero pubblico vuole capire fino a dove arriva la libertà d'espressione e a partire da quale momento si tratta invece di propaganda per un'organizzazione terroristica

Questo contenuto è stato pubblicato il 25 novembre 2016 - 12:42

Due dirigenti del Consiglio centrale islamico della Svizzera, il presidente Nicholas Blancho e il portavoce dell'orgarnizzazione Qaasim Illi, sono sotto inchiesta: il procuratore generale della Confederazione Michael Lauber, in un'intervista data alla Neue Zürcher Zeitung, sottolinea la volontà di lottare contro la propaganda islamista.

Blancho e Illi devono rispondere della pubblicazione, nel novembre del 2015, di un video girato in Siria da un altro membro del Consiglio, Naim Cherni. Nei confronti di quest'ultimo è stato aperto a dicembre dello stesso anno un procedimento penale per sospetta propaganda in favore di Al Qaida.

Il Ministero pubblico della Confederazione, con questo procedimento, vuole sapere fino a dove arriva la libertà di espressione e a partire da quale momento si tratta di propaganda per un'organizzazione terroristica.

L'inchiesta, condotta con il sostegno dell'Ufficio federale di polizia (Fedpol), è stata aperta per sospetta violazione dell'articolo 2 delle legge federale che vieta i gruppi Al Qaida e Stato islamico, così come le organizzazioni a loro vicine.

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