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Un decimo della popolazione di Arcisate in quarantena: "Non sono i frontalieri il problema"

Sono circa mille i lavoratori frontalieri residenti ad Arcisate. Keystone / Elia Bianchi

La situazione dei contagi da coronavirus preoccupa tutta la Lombardia, anche le province di Como e Varese che durante la prima ondata non erano sotto pressione come si trovano attualmente. L'intervista della Radiotelevisione svizzera al sindaco di Arcisate.

Questo contenuto è stato pubblicato il 12 novembre 2020 - 22:08

Un recente articolo del Corriere della SeraLink esterno dal titolo "Covid Arcisate, il paese dei mille finiti in quarantena: «Di chi è la colpa? Degli svizzeri»" aveva fatto sorgere qualche polemica.

Sono molti, quasi mille, i lavoratori frontalieri residenti nel comune. Secondo il Corriere, che ha discusso con il sindaco Gianluca Cavalluzzi, un'opinione diffusa ad Arcisate è che nella Confederazione l'approccio alla lotta al virus sia blando e le misure di sicurezza adottate nelle aziende insufficiente e che questo abbia dunque favorito l'importazione della malattia nel comune. L'articolo precisa comunque non risultano picchi di contagio tra chi lavora oltre il confine.

Interpellato dalla Radiotelevisione svizzera, Cavalluzzi tiene a sottolineare che la colpa non è "degli svizzeri" o dei frontalieri. "Le mie parole sono state un po' travisate", dice. Come chi lavora ad esempio a Milano, i frontalieri sono più a rischio di contagio di chi invece resta a casa, dice. "I problemi sono altri, come i sistemi sanitari dei due Paesi che non collimano." 

L'intervista completa qui sotto:

Contenuto esterno

tvsvizzera.it/Zz con RSI (TG del 12.11.2020)



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