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Oro pulito: come la Svizzera potrebbe stabilire nuovi standard nella catena di approvvigionamento

La Svizzera è l'indiscussa capofila dell'industria aurifera mondiale, raffinando la maggior parte dell'oro mondiale, oltre ad esserne il principale esportatore. Ma il Paese quanto seriamente si assume la responsabilità di garantire un'attività mineraria sostenibile e la tutela dei diritti umani?

Questo contenuto è stato pubblicato il 10 marzo 2020 - 12:04
Andreas Gefe (illustrazione)

"Questa posizione dominante di potenza globale comporta una grande responsabilità perché - ecco un'altra cosa che pochi sanno - l'estrazione dell'oro comporta una buona dose di rischi e problemi", osserva Mark Pieth, professore di diritto penale all'Università di Basilea.

A questo proposito, la nazione alpina spesso non è all'altezza. Le fonderie svizzere - nonostante i loro sforzi e la loro discrezione - sono spesso nel mirino di ambientalisti e attivisti dei diritti umani che esprimono preoccupazione per l'impronta ambientale dell'estrazione dell'oro, le pericolose condizioni di lavoro nelle miniere e la totale mancanza di trasparenza sulla tracciabilità dell’oro stesso.

L'attenzione di swissinfo.ch per l'oro coincide con una più ampia spinta alla regolamentazione del settore delle materie prime, sia a livello nazionale che internazionale. In Svizzera, l’Iniziativa per multinazionali responsabili vuole far sì che le multinazionali con sede in Svizzera misurino l'impatto delle loro azioni all'estero e siano responsabili delle carenze di due diligence (dovuta diligenza). 

Non esiste un quadro internazionale completo che disciplini l'industria dell'oro. Il più prossimo è uno standard OCSE (Due Diligence Guidance for Responsible Supply Chains of Minerals from Conflict Affected and High Risk Areas). Questa iniziativa ha dato vita a un'ampia gamma di iniziative volontarie del settore. Le leggi nazionali coprono l'esplorazione e l'estrazione mineraria, mentre regolamentazioni finanziarie affrontano il problema del riciclaggio di denaro sporco. 

L’oro è uno dei maggiori beni di importazione ed esportazione della Svizzera. Secondo i dati dell'Amministrazione federale delle dogane del 2018, metalli e pietre preziose rappresentano il 25,2% delle importazioni e il 22,4% delle esportazioni, secondi solo ai prodotti chimici e farmaceutici (34,3%). Il commercio di materie prime rappresenta quasi il 5% del PIL svizzero.

Una lunga storia, un futuro brillante? 

Secondo Pieth, la Svizzera ha approfittato della sua neutralità durante la Seconda Guerra Mondiale per acquistare grandi quantità d'oro dagli Alleati e dalle potenze dell’Asse.

Si è dovuto attendere il 1996 perché la Banca nazionale svizzera ammettesse pubblicamente di aver tratto profitto in lingotti d’oro dai suoi rapporti con la banca centrale della Germania nazista durante la guerra. 

La nostra copertura del commercio dell'oro si muove tra lezioni del passato, sfide del presente e tendenze future. Nei paesi di origine, esaminiamo i risultati ottenuti dell'estrazione mineraria industriale rispetto a quella artigianale. Misuriamo il successo dei diversi schemi di certificazione e gli sforzi per portare trasparenza lungo tutta la catena di approvvigionamento.

A differenza di molte altre materie prime scambiate in Svizzera, l'oro entra fisicamente nel Paese e qui viene immagazzinato e lavorato. Qual è la posizione dal governo svizzero? E in che misura i consumatori e gli elettori svizzeri si preoccupano? I critici dell'industria dell'oro ritengono che una regolamentazione più severa sia attesa da tempo in Svizzera, mentre i lobbisti dell'industria sostengono di essere in prima linea nelle migliori pratiche.

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