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Brennero, l’altra porta

Centinaia di migranti sbarcati in Italia cercano di raggiungere il nord dell'Europa arrivando a Bolzano

Questo contenuto è stato pubblicato il 21 settembre 2015 - 17:47

Bolzano: ore otto del mattino. Un'ottantina di migranti scende dal treno notturno partito dal Roma. Qualche siriano, pachistano, ma soprattutto somali ed eritrei, salpati dalla Libia o dall'Egitto, fino a raggiungere su gommoni, barconi e imbarcazioni di fortuna le coste del sud Italia. Insieme a Ventimiglia, Chiasso, il Sempione, la tratta del Brennero per queste persone è una delle porte della loro principale meta: il nord Europa.

Ad accoglierli in stazione ci sono le forze dell'ordine, ma soprattutto i volontari: persone comuni e membri di associazioni, arrivati per dare una mano e regalare un po' di calore umano a chi, per raggiungere il Vecchio Continente, ha perso tutto e ha rischiato la vita.

Sono un centinaio i profughi che arrivano ogni giorno in stazione. A volte 150. Numeri tutto sommato modesti. Niente a che vedere con quelle immagini strazianti diffuse negli ultimi giorni: di quelle stazioni in Macedonia, Serbia, Ungheria, piene all'inverosimile di persone che inseguono il sogno di una vita migliore. Eppure anche la città e la provincia si trovano nel loro piccolo confrontate con il dramma umano vissuto da centinaia di migliaia di persone.

La situazione è sotto controllo sostengono le autorità. La Baviera gli scorsi giorni ha però chiesto alla proivincia autonoma di rallentare l'afflusso di profughi verso la Germania. L'inverno è alle porte qui ai piedi delle Dolomiti, e se l'aflusso di persone dovesse aumentare le strutture a disposizione potrebbero rivelarsi insufficienti.

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