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Berlino, fermato presunto complice

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Un tunisino di 40 anni è stato fermato a Berlino in relazione alle indagini sulla strage al mercatino di Natale dello scorso 19 dicembre. Il numero di telefono dell’uomo era memorizzato nel cellulare dell’attentatore ritrovato dagli investigatori.

Questo contenuto è stato pubblicato il 28 dicembre 2016 - 21:05
tvsvizzera.it/ri con RSI (TG del 28.12.2016)

“Ulteriori indagini indicano” che il tunisino “potrebbe essere coinvolto nell’attentato”, precisa la Procura tedesca, che deciderà entro giovedì se spiccare nei suoi confronti un mandato d’arresto. Secondo i media locali, la Polizia ha perquisito la sua abitazione e un negozio nel quartiere di Tempelhof, a sud della città.

Tra febbraio e novembre 2016, le autorità federali e dei Länder tedeschi si sarebbero scambiate “almeno 7 volte in maniera intensa” informazioni sull’attentatore di Berlino. Secondo quanto riferisce la Süddeutsche Zeitung basandosi su documenti delle autorità, due volte si discusse se progettasse concretamente un attacco e in entrambe fu ritenuto “improbabile”.

Nei documenti, prodotti cinque giorni prima dell’attentato, si legge che il giovane aveva cercato su internet informazioni su come costruire una bomba artigianale e in febbraio si sarebbe offerto di compiere un attentato suicida dopo aver cercato contatti con l’Isis.

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Mentre si cerca di portare alla luce l’eventuale rete di sostegno di cui avrebbe goduto l’attentatore 24enne, emergono nuovi dettagli sulla sua fuga verso l’Italia, dove venerdì è stato ucciso in uno scontro a fuoco con la Polizia.

Il giovane tunisino sarebbe passato da Nijmega, città olandese vicina al confine con la Germania. “La polizia italiana ha trovato una scheda SIM olandese nello zaino del jihadista e ce lo ha comunicato”, spiega il procuratore olandese Jirko Patist. “Crediamo di aver riconosciuto l’attentatore nelle immagini di sorveglianza della stazione di Nimega. Era da solo”.

Da lì avrebbe continuano verso Lione con un bus a lunga percorrenza nella notte tra il 21 e il 22 dicembre, per poi raggiungere Milano in treno via Chambéry, Bardonecchia e Torino. Un viaggio che avrebbe compiuto armato e totalmente indisturbato, malgrado l’allerta massima delle polizie europee.

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