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Avastin-Lucentis: la testimonianza

Un'osteopata di Pinerolo (TO) racconta del padre, cui è stata sospesa la terapia dopo una sola iniezione di Lucentis: oggi ha bisogno d'aiuto per telefonare, uscire, firmare un documento

Questo contenuto è stato pubblicato il 03 dicembre 2014 - 09:42

Il padre di Valeria Fea ha poco meno di 80 anni e risiede in provincia di Cuneo. Nel 2012, un anno e mezzo dopo un trapianto di cornea all'occhio destro, lamenta un ulteriore regresso della vista e gli viene diagnosticata una maculopatia degenerativa. In ospedale, gli offrono un'iniezione di Lucentis senza potergliene garantire una seconda: mancano i fondi.

Valeria si rivolge allora ad altre strutture sanitarie, si documenta su Internet, si informa presso la Società oftalmologica e prova a contattare l'Agenzia italiana del farmaco. Quando infine chiede allo specialista di assumersi la responsabilità di iniettare Avastin, questi accetta ma è troppo tardi.

L'intervista è di Rino Scarcelli.

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