Lungo questo tracciato rettilineo passava il muro, che segnava la frontiera tra Berlino e il Land di Brandeburgo. In lontananza, Gropiusstadt. Dominique de Rivaz
Il doppio lastricato ricorda dove passava il muro, nel centro città. Dominique de Rivaz
Il ponte di Glienicke, dove ci sono stati diversi scambi di prigionieri tra Est ed Ovest. Dominique de Rivaz
Ultima traccia del muro nella città di Potsdam. Dominique de Rivaz
Una delle linee di demarcazione a Gross Glienicke, frazione di Potsdam. Dominique de Rivaz
Rimboschimento lungo il tracciato del muro. Dominique de Rivaz
Il viale dei ciliegi. Donazione dei giapponesi in segno di amicizia dopo la riunificazione della Germania. Dominique de Rivaz
La locanda “All’angolo della frontiera”. Dominique de Rivaz
Il ponte autostradale – oggi considerato monumento storico – è uno degli edifici che, dal 1969, faceva parte dell’ex valico di frontiera “Checkpoint Bravo” e attraverso il quale gli alleati dovevano transitare per recarsi a Berlino Ovest. Dominique de Rivaz
A Frohnau, una statua ricorda la storia di Marinetta Jirkowsy (18 anni), una delle poche donne che tentò di attraversare il muro. Fu uccisa il 21 novembre 1980, da 27 colpi. Dominique de Rivaz
Questa zona sabbiosa del Brandeburgo era illuminata da proiettori e permetteva di seguire le tracce dei fuggitivi. Dominique de Rivaz
La frontiera separava in due il lago di Gross-Glienicke. Dominique de Rivaz
Il cimitero francese, fondato nel 1780, fu in parte distrutto per lasciare spazio al muro. Dominique de Rivaz
I conigli scavavano dei tunnel sotto il muro, per infilarsi nella striscia della morte, larga alcune decine di metri. Il “Campo dei conigli” è un’opera dell’artista Karla Sachse. Dominique de Rivaz
Una lunga strada, dove un tempo c’era il muro. Lichtenrade. Dominique de Rivaz
Oggi le vecchie fotografie e le cartoline permettono di immaginare in che modo il muro divideva una città e una nazione. Dominique de Rivaz
Tra il 2008 e il 2009, la regista svizzera Dominique de Rivaz ha ripercorso a piedi i 155 chilometri di quello che fu il Muro di Berlino, venticinque anni dopo la caduta. I suoi scatti rivelano le tracce lasciate da questo simbolo della cortina di ferro sulla città e nello sguardo dei suoi abitanti.
Questo contenuto è stato pubblicato il 08 novembre 2014 - 11:00
Dominique de Rivaz ha voluto mettersi in cammino da sola, in una sorta di pellegrinaggio lungo una frontiera che «non ha inizio né fine». Il viaggio lo ha fatto per lo più d’inverno, quando le tracce erano più visibili. «La loro ricerca mi ha permesso di vedere e di comprendere i danni che questo delirante sistema di frontiere ha lasciato in eredità alla città di Berlino», scrive la regista svizzera nella prefazione al suo libro.
Dove passava il muro? Dove cominciava l’est e finiva l’ovest? Dalla notte del 9 novembre 1989, i resti del muro sono andati via via scomparendo. La sua ombra continua però ad attraversare i campi, le strade, le case e le persone, come una cicatrice indelebile.
A venticinque anni dalla caduta del muro, le immagini di Dominique de Rivaz ricordano la difficoltà di rimarginare certe ferite, ma anche il fatto che mentre una barriera è scomparsa, tante altre sono state costruite altrove, causando sofferenze analoghe.
(Immagini: Dominique de Rivaz, dal libro "Senza inizio né fine - il cammino del muro di Berlino", Losanna, 2009, Edizioni Noir sur blanc; Testo: Chantal Britt, swissinfo.ch)
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