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Tranquilli, ci pensa mamma Ape

Una Papamobile davvero speciale... Due Api per Benedetto XVI keystone

Hypercorsivo di Massimo Donelli

Questo contenuto è stato pubblicato il 13 ottobre 2015 - 09:53

Volete un esempio del talento italiano?

Basta una parola di tre lettere: ApeLink esterno

Sì, Ape, con la A maiuscola.

Quella magica invenzione della PiaggioLink esterno che viaggia su tre ruote ed è conosciuta, letteralmente, in tutto il mondo. Oggi più che mai.

Sorella della VespaLink esterno, da cui deriva, l'Ape, infatti, sta vivendo l'ennesima nuova giovinezza. Se vi capita, per esempio, di fare un giro nel centro di Milano magari dopo aver visitato l'ExpoLink esterno, troverete la città disseminata di Ape-negozioLink esterno, Ape-Link esternostreet foodLink esterno, Ape-vetrina personalizzate da grandi aziendeLink esterno.

Coloratissime, quasi vezzose, le inconfondibili tre ruote sono parcheggiate nelle piazze principali o agli angoli delle vie più battute (una perfino dentro la Stazione CentraleLink esterno). Le guidano e le gestiscono giovani imbonitori che vi regalano campioncini di prodotti di marca o vendono frutti di bosco super ecologici coltivati a pochi chilometri dalla MadonninaLink esterno. O che, ancora, servono cibi caldi preparati all'istante e bibite freschissime.

Se, invece, vi trovaste a passeggiare per Londra scoprireste che oltre che sui classici taxi neri si può attraversare la città anche su Ape coloratissime e protagoniste di un ambizioso progetto di charity: raccogliere un milione di sterline per salvare 35 elefanti indianiLink esterno.

Come mai questo revival celebrato perfino in uno spotLink esterno che ha per protagonista Bruce WillisLink esterno?

L'Ape è un simbolo del genio italiano.

Nata nel dopoguerra, ha dato un impulso formidabile al Paese che doveva incamminarsi velocemente sulla strada della ricostruzione.

Era il 1948 quando Enrico PiaggioLink esterno affidò all'ingegnere aeronautico Corradino D'AscanioLink esterno il progetto di realizzare un veicolo commerciale su tre ruote derivato dalla Vespa.

Detto, fatto: le prime due serie null'altro erano se non una Vespa con rimorchioLink esterno.

Davanti scudo, manubrio e motore 125 cc.

Dietro, due ruote a reggere il pianale in grado di sopportare un peso di 200 chili.

Piccoli dettagli: per guidare l'Ape non serviva la patente; per comprarla ci voleva un sacco di soldi. Costava, infatti, tantissimo: 170.000 lire. Un botto, se pensate che il reddito medio annuo era di 139.152 lire.

Ma Piaggio, uomo d'avanguardia in tutti i sensi, trovò rapidamente la soluzione al problema: decise di vendere l'Ape a rate.

E, naturalmente, fu subito boom.

E che boom!

Dopo il successo commerciale, l'Ape spiccò il volo verso la celebrità in luoghi mitici come Capri e Ischia. Trasformata nelle due isole in taxi, fece innamorare i divi di Hollywood, contenti come bimbi di girare per le stradine strettissime su quel simpatico trabiccolo. E, così, nei festosi anni Sessanta, l'Ape CalesseLink esterno, divanetto posteriore in vimini, divenne un cultLink esterno.

Poi, per una stagione molto lunga, l'Ape sembrò uscir di scena, relegata nuovamente nelle campagne e popolare, soprattutto, nella versione da 50 ccLink esterno di cilindrata, la più piccola: quella che in Sardegna usano gli agricoltori per vendere a…metro zero i prodotti dei campi; e che negli angusti centri storici delle città i muratori maltrattano senza remore, sapendo che resiste a tutto e a tutti.

Ma poi…

…poi, dopo un lungo oblio, ecco la seconda riscossa sociale.

Valentino RossiLink esterno che si diverte con i suoi amici di TavulliaLink esterno a fare le gare in ApeLink esterno.

Renato PozzettoLink esterno che ha una collezioneLink esterno di Ape da far girar la testa.

E, d'improvviso, zac!

Arriva la moda.

Con tutta la sua potenza mediatica.

Arriva grazie alle ragazze della buona borghesia milanese, le prime a intuire le nuove possibilità commerciali dell'Ape e a farne, pensate un po', una sciccheria ambulanteLink esterno.

Cominciano d'estate, nelle località balneari di grido (Forte dei Marmi, Portofino, Capri); proseguono a Roma e Milano, nelle vie del centro.

Vendono abiti, accessori, cappelli, bigiotteria firmata.

E da lì, è tutta una discesaLink esterno.

Anche da nord a sud: perché c'è addirittura chi si è inventato un giro d'ItaliaLink esterno in Ape con tanto di pagina FacebookLink esterno e, visto il successo, un… salto in SpagnaLink esterno.

Fino a un'ultima, tenera novità: da giovedì 1 ottobre un'Ape di Human Milk LinkLink esterno gira per le strade di Milano e raccoglie latte materno; latte donato a mamme che proprio non ne hanno da mamme che ne hanno in eccesso. Un aiuto prezioso per i bambini reduci da interventi chirurgici all'apparato gastrointestinale che devono essere rialimentati dopo l'operazione: oppure per i piccoli che soffrono di allergie, intolleranza al latte vaccino, malattie metaboliche, insufficienza renale.

Capito che cosa ti combina la vecchia Ape?

C'è da scommetterlo: ora che ha quasi settant'anni ed è stata definitivamente sdoganata, prenderà nuovamente il volo verso i mercati internazionali. In versione glamourLink esterno nelle grandi metropoli sempre up-to-dateLink esterno. In versione workLink esterno nelle realtà dove serve un mezzo robusto, agile, versatile.

Chi l'avrebbe mai detto, eh?

Sembrava un buffo oggetto d'altri tempi, del tutto improbabile con quelle tre ruote piccole piccole nell'epoca dei furgoncini asiatici a doppia porta scorrevole.

Morta e stecchita, insomma.

Invece l'Ape è viva e lotta assieme a noi.

Tanto da riproporsi anche in una nuova e lussuosa versione CalessinoLink esterno.

Prova provata che l'Italia, quando ci mette la testa, è imbattibile.

Segui @massimodonelliLink esterno

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