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Sogno italiano di Capodanno

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Hypercorsivo di Massimo Donelli

Questo contenuto è stato pubblicato il 28 dicembre 2015 - 11:46

E' l'ultimo hypercorsivoLink esterno dell'anno.

E va online poche ore prima della mezzanotte del 31.

Ossia di quel momento topico in cui, credendoci o meno, si celebrano molti ritiLink esterno.

Uno, assai diffuso, scaramanticissimo, prevede di buttare dalla finestra qualcosa di vecchio.

Simbologia facile da interpretare: chiudo con il passato che non voglio più rivivere; mi preparo, leggero-leggero, senza pesi inutili, ad affrontare il futuro.

Bene.

Se potessero, gli italiani onesti butterebbero volentieri dalla finestra del BelpaeseLink esterno tre pesantissimi e insopportabili strumenti.

Quelli che gli italiani disonesti usano con disinvoltura, sapendo che generano grande ricchezza e comportano piccoli rischi.

Da sempre.

Di che cosa si tratta?

Ecco qua, in ordine alfabetico: 1) corruzioneLink esterno; 2) evasione fiscaleLink esterno; 3) lavoro neroLink esterno.

Intendiamoci bene.

Molti degli italiani onesti butterebbero tutto ciò dalla finestra per genuino spirito etico.

Altri, invece, lo farebbero per invidia.

I più avveduti, infine, per interesse.

Privato e collettivo.

Quale interesse?

I numeri parlano chiaro.

La corruzione si mangia circa 300 miliardi di euro l'annoLink esterno di Pil (Prodotto interno lordoLink esterno, ossia l'indicatore di ricchezza di un Paese).

L'evasione fiscale vale 122,2 miliardiLink esterno.

Il lavoro nero sfiora i 200 miliardiLink esterno.

Ora provate a immaginare che cosa diventerebbe l'Italia senza questi tre fardelli.

Come minimo ci sarebbero meno tasse per tutti (sul serio), nascerebbero nuove imprese (e, quindi, la ripresa galopperebbe), si moltiplicherebbero i posti di lavoro (e la capacità di spesa).

Insomma, cesserebbero di colpo le fastidiose ramanzine europeeLink esterno, i lamenti di ConfindustriaLink esterno, i mal di testa della Ragioneria generale dello StatoLink esterno per far quadrare i conti pubblici.

E tutti vivrebbero felici e contenti.

Ma…

Ci fu la grande illusione che tutto potesse essere spazzato via, di colpo, ai tempi di TangentopoliLink esterno, quando le chiavi della società vennero consegnate alla magistratura.

Si scambiò la macchina giudiziaria per una gigantesca impresa di pulizie in grado di smaltire velocemente quel cumulo di spazzatura umana formato da corrotti, evasori, sfruttatori.

Fu, appunto, un'illusione.

Solo la politica può rivoltare il Paese come un calzino (vero Margaret ThatcherLink esterno?).

E ci riesce quando agisce con visione, fermezza, coraggio.

Tutto ciò è tragicamente mancato.

E manca.

Lo dicono i numeri, impietosamente.

Dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi l'Italia ha avuto 63 governi e 27 primi ministriLink esterno.

Nessuno è stato capace di scalfire corruzione, evasione fiscale, lavoro nero.

Minimamente.

E le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: 1) corruzione uguale disincentivo a investireLink esterno, specie per le imprese straniere; 2) evasione fiscale uguale spremitura dei lavoratori dipendenti e dei pensionatiLink esterno; 3) lavoro nero uguale concorrenza sleale per le imprese che operano alla luce del sole.

La somma di tutto ciò la si ritrova nei conti dello Stato.

Sempre più indebitatoLink esterno.

Costretto a indebitarsi ulteriormente per pagare gli interessi passivi.

Abbarbicato a nanosussultiLink esterno del Pil (ora si brinda per un +0,8, ma pensa un po'…).

Incapace di praticare la spending-reviewLink esterno (e figuriamoci un'azione forte, che vada ben oltre la gestione dell'ordinario).

Sempre lesto, infine, a mettere le mani nelle tascheLink esterno di chi, anche volendo, non può evadere le tasse e, anzi, ne paga sempre di più.

Ecco perché gli italiani avveduti, se potessero, alla mezzanotte del 31 dicembre butterebbero dalla finestra corruzione, evasione fiscale, lavoro nero.

Ne avrebbero un fantastico tornaconto, al di là della salutare sferzata etica che investirebbe l'intero Paese.

Invece, nisbaLink esterno.

E, così, anche nel 2016 ci aspettano ponderose, tonitruanti relazioni della Corte dei ContiLink esterno; formidabili analisi del Centro studi di ConfindustriaLink esterno; inappuntabili resoconti dell'IstatLink esterno; e, naturalmente, un esercito di habituéLink esterno dei talk showLink esterno (magistrati, economisti, politici) che li commenteranno alzando il sopracciglio.

Di più.

Agitando il dito indice, i soloni dei salotti televisivi ci racconteranno quanto sia importante ripristinare la legalitàLink esterno se si vuol far ripartire il Paese.

Già, ma perché nessuno lo muove sul serio un dito?

Segui @massimodonelliLink esterno

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