Società civile. O incivile?
Hypercorsivo di Massimo Donelli
Sono due assassini.
Lo dicono sentenze definitive.
Lo testimonia il fatto che entrambi hanno scontato la pena loro inflitta.
E, ora, sono fuori dal carcere.
Tutto secondo le regole, quindi?
Sì, tutto secondo le regole.
Ma la vita non è fatta solo di regole.
Sarebbe troppo semplice…
La vita è complicata.
E la vita socialeLink esterno, quella condivisa, ancora di più.
Lì, infatti, alle regole si aggiungono le convenienze, il buonsenso, l'equilibrio, l'opportunità, il buongusto, la paura, l'egoismo, il risentimento, il dolore…
E la memoria.
Con tutte le sue cicatrici.
Individuali o, spesso, collettive.
Sociali, appunto.
La memoria degli omicidi commessi da Luigi ChiattiLink esterno e Giovanni ScattoneLink esterno non si è mai cancellata, anzi.
Come una ferita che torna a sanguinare, il ricordo dell'orrore è zampillato appena sono state diffuse due notizie che il destino ha voluto, beffardamente, incrociare.
Prima notizia: Chiatti, il carnefice di Simone AllegrettiLink esterno (4 anni) e Lorenzo PaolucciLink esterno (13 anni) da sabato 5 settembre, dopo 22 anni di carcere, alloggia nella REMS (Residenza per Esecuzione Misure di Sicurezza)Link esterno di CapoterraLink esterno, quasi 24 mila abitanti, poco più di 20 chilometri a sud-ovest di Cagliari.
Che cos'è un REMS al di là dell'oscuro acronimo e della non chiarissima dicitura?
E' una struttura che sostituisce l'OPGLink esterno (Ospedale Psichiatrico Giudiziario) e che mette sulle spalle delle regioni (o meglio degli assessorati regionali alla Sanità) ciò che fino a ieri era sulle spalle dello Stato (ovvero del ministero di Grazia e Giustizia): i criminali con turbe psichiche.
Vi risparmio le complicazioni, le incertezze e le polemicheLink esterno.
Vi dico solo, in due parole, che la gente non si fida, ha paura, pensa che "i matti" possano facilmente scappare da queste residenze.
E ammazzare di nuovo.
Chiatti, il cosiddetto "mostro di FolignoLink esterno", dovrà stare in una REMS per almeno tre anni.
Poi si vedrà.
Oggi è considerato pericolosoLink esterno.
Quanto pericoloso?
L'ultima psichiatra che l'ha visitato, la dottoressa Carla Niccheri Gineprari, in una inquietante intervista a quotidiano.netLink esterno ha scandito: "Potrebbe uccidere ancora altri bambini. Non solo, ma potrebbe manifestare la sua azione omicida nei confronti di chiunque incontri, e anche contro sé stesso".
E il padre di Lorenzo Paolucci parlandoLink esterno con la RepubblicaLink esterno ha sibilato: "Spero che i giudici sappiano quello che fanno".
A Capoterra la rivoltaLink esterno si concretizza anche su Facebook, dove è stata creata una pagina ad hocLink esterno, con l'inevitabile polemica fra maggioranza e opposizione politicaLink esterno ai piani alti della Regione Sardegna.
Chiatti verrà trasferito altrove a furor di popoloLink esterno?
Vedremo.
Seconda notizia: Scattone, l'assassino di Marta RussoLink esterno (22 anni), è diventato un insegnante di ruoloLink esterno grazie anche alla Buona ScuolaLink esterno, la riforma fortemente volutaLink esterno dal premier Matteo Renzi che ha permesso a migliaia di docentiLink esterno di uscire da una lunga condizione di precariato.
Com'è possibile che un assassino salga in cattedra?
Quando, nel 2003, l'ex assistente di Filosofia del diritto all'Università La Sapienza di Roma fu condannato definitivamente dalla Cassazione a 5 anni e tre mesi di reclusione per l'omicidio colposo di Marta commesso il 14 maggio 1997, i magistrati non ritennero di applicare la pena accessoria di interdizione dall'insegnamentoLink esterno.
Scattone, così, prima, nel 2011, prese una supplenza per Storia e filosofia al Liceo CavourLink esterno di Roma, proprio quello in cui aveva studiato la sua vittima (le polemiche che ne seguirono lo costrinsero ad abbandonare l'incarico); poi, nel 2012, superò il concorso a cattedra, arrivando decimo tra i candidati del Lazio. E, ora, come da regolamento, è in ruolo: pochi giorni fa è stato chiamato a insegnare Psicologia all'Istituto professionale Luigi EinaudiLink esterno di Roma.
Apriti cielo.
Immediata la pioggia di polemiche, sia nel mondo scolastico, sia sui social networkLink esterno.
A protestareLink esterno sono stati colleghi, studenti, genitori. E i familiari di Marta, che non hanno mai perdonatoLink esterno. Da loro, parole di estrema durezzaLink esterno. Sentite la mamma, Aureliana Russo: "Una persona colpevole di un omicidio non può fare l'educatore. Io non dico che non debba avere un lavoro, ma almeno non quello di trasmettere nozioni e valori a ragazzi. Quest'uomo in 18 anni non mi ha mai chiamato, nemmeno una volta, per chiedere scusa, perdono, a me e alla mia famiglia. Le sembra una persona riabilitata o che abbia capito il suo sbaglio? A me no. Perché oggi Marta avrebbe 40 anni. E l'ultima volta che l'ho potuta abbracciare ne aveva 22".
E Scattone?
Lui, che si è sempre dichiarato innocente, prima ha reagito con rabbiaLink esterno: "Sono stufo di queste polemiche, ogni anno è la stessa storia e ormai son dieci anni che insegno nei licei. Per dieci anni ho fatto il supplente, ho insegnato storia e filosofia e con i ragazzi mi son sempre trovato bene, anche loro con me..." si è sfogato parlando a famigliari e amici.
Poi, giovedì 10 settembre, ha gettato la spugnaLink esterno: «Se la coscienza mi dice di poter insegnare, la mancanza di serenità mi induce a rinunciare all'incarico (…) Questo Paese mi toglie anche il fondamentale diritto al lavoro. Dopo la tragedia che mi ha colpito, solo la speranza mi ha dato la forza di andare avanti. Anche oggi vivrò con la speranza che un giorno la parte sana di questo Paese, che pure c'è ed è nei miei tanti ex alunni che in questi giorni mi sono stati vicini e nella gente comune che mi ha manifestato tanta solidarietà, possa divenire maggioranza».
Ci ripenserà?
IntervistatoLink esterno dal Corriere della seraLink esterno ha risposto con decisione: "Non tornerò indietro. È una parentesi della mia vita che si chiude. Troppe polemiche. Insegno nei licei da dieci anni e ad ogni inizio è la stessa storia. Basta, sono stufo. Certo, mi dispiace. E ora sono anche un po' preoccupato. È un salto nel vuoto. Rinuncio a un lavoro sicuro. Novecento euro al mese che ci avrebbero fatto comodo. Per fortuna, sono un tipo coraggioso".
Gli daranno un incarico ministeriale tenendolo lontano dalle aule e dalle polemiche?
Non resta che aspettare e vedere.
Ma, soprattutto, riflettere.
E sì, perché c'è molto da riflettere dopo che due casi lontani nel tempo, due storie separate e diverse, hanno provocato la stessa rabbia e le stesse paure nella Capitale e in un piccolo centro della Sardegna.
Il dolore dei genitori è comprensibilissimo.
Lo è anche la protesta della cosiddetta (e fin qui tanto sbandierata) società civileLink esterno?
Quanto, nel reagire di fronte a questi due casi, civile?
E quanto, invece, incivileLink esterno?
Ciascuno giudichi liberamente, con il cuore e con la testa.
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