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La vittoria in Giappone di Abe non è un trionfo

tvsvizzera

Di Giorgio Cuscito (Limes)

Questo contenuto è stato pubblicato il 17 dicembre 2014 - 14:08

Ottenuti i due terzi dei seggi alla Camera bassa, il premier nipponico ha consolidato nelle ultime elezioni il suo potere in parlamento. Ma il risultato inganna: il consenso verso di lui è sceso e i problemi economici restano.

In Giappone il partito liberaldemocratico (Ldp) guidato dal premier Shinzo Abe ha vintoLink esterno in maniera netta le elezioni anticipate che si sono svolte il 14 dicembre. Abe ha consolidato il suo potere in parlamento, ma l'astensione alle urne è stata alta e i problemi - soprattutto economici - sono ancora numerosi.

L'esito delle elezioni e le ragioni della vittoria

L'Ldp ha ottenutoLink esterno 291 seggi che, sommati ai 35 del partito di coalizione Komeito, sono 326 sui 475 della Camera bassa. Nella Dieta nazionale, questa ha più poteri rispetto alla Camera alta. La maggioranza dei due terzi consentirà ad Abe di far approvare più agevolmenteLink esterno le leggi. Il Partito democratico (Dpj, alla guida dell'opposizione) ha ottenuto solo 73 seggi, mentre il Partito comunista giapponese (Jcp) ha aumentato i suoi da 8 a 21.

Secondo il premier, con questo voto l'opinione pubblica ha approvato l'AbenomicsLink esterno, la ricetta economica lanciata nel 2013, un mix di politica fiscale e monetaria espansive e riforme strutturali nato per contrastare la deflazione e la crescita stagnante del Giappone. In realtà, l'esito delle urne è stato determinato da più fattori.

In primo luogo ha pesato la scarsa fiducia dei giapponesi nei confronti dell'opposizione, sia per l'attuale disorganizzazione interna sia per quanto accaduto in passato. L'Ldp è stato al governo dal 1955 al 2009 (salvo una parentesi nel 1993-1994), anno in cui ha vinto il Dpj. Tuttavia, i democratici hanno deluso le aspettative degli elettori e nel 2012 i liberaldemocratici sono tornati al potere.

Inoltre, secondo le previsioniLink esterno, l'Ldp avrebbe dovuto ottenere 300 seggi. Il fatto che ne abbia vinti 9 in meno indicherebbe che il consenso dei votanti è inferiore alle aspettative. È simbolico poi che il Partito comunista, che si oppone vigorosamente al premier, abbia guadagnato 13 seggi. Infine, solo il 52% degli aventi diritto è andato alle urne: 7 punti percentuali in meno rispetto alle elezioni del 2012. Il record, su cui ha inciso anche il maltempoLink esterno, denota scarsa fiducia sia verso l'Abenomics sia verso il Dpj.

I problemi economici del Giappone (e di Abe)

Vinte le elezioni, la priorità di Abe non cambia: consentire al Giappone, terza economia al mondo dopo Usa e Cina, di crescere di nuovo. Sinora, quest'obiettivo non solo non è stato centrato, ma la situazione in cui si trova il paese è meno rosea di quello che ci si aspettava.

Lo scorso aprile, Abe aveva approvato l'aumento della tassa nazionale sui consumi dal 5 all'8% per contrastare il deficit e ridurre il debito pubblico. Questo provvedimento, tuttavia, ha fatto crollare le spese dei consumatori e il paese è entrato in recessioneLink esterno. Ciò ha generato critiche nei confronti dell'Abenomics e spinto il premier a rimandareLink esterno l'aumento della tassa al 10% fino al 2017. Abe ora intende sollecitare le aziende ad aumentare i salari per consentire all'economia di crescere prima di quel provvedimento.

Tornare attore geopolitico di rilievo

Il premier sfrutterà la recente vittoria per rilanciare i suoi progetti di politica estera.

Da tempo Abe vuole emendare la costituzione nipponicaLink esterno. Redatta sotto il controllo alleato nel 1946, questa prevede la rinuncia alla guerra come mezzo di risoluzione delle controversie con altri Stati. Le Forze armate hanno solo funzione di autodifesa, limite che Abe vuole rimuovereLink esterno entro il 2020. Questa scelta è in parte dettata dalla crescente assertività militare della Cina (storico antagonista) nei Mar Cinese Orientale e Meridionale.

Tra i due paesi i rapporti sono ancora tesi. Il mese scorso Pechino e Tokyo hanno ammessoLink esterno per la prima volta "l'esistenza di posizioni diverse" sulla questione delle isole contese Diaoyu/SenkakuLink esterno e hanno concordato la creazione di un meccanismo di gestione delle crisi. Un gesto di apparente riappacificazione dopo le tensioni del 2013, iniziate quando la Cina ha creato una zona d'identificazione per la difesa aereaLink esterno che includeva anche l'arcipelago conteso.

Nonostante ciò, la stretta di mano tra Abe e il presidente cinese Xi Jinping durante il summit ApecLink esterno, svoltosi qualche settimana fa, è stata piuttosto fredda (qui il videoLink esterno).

In attesa di riformare la costituzione, Tokyo ha introdotto un organo simile al National security council Usa e formulato per la prima volta una strategia di sicurezza nazionaleLink esterno. Inoltre, nel 2015 il budget militare nipponico potrebbe subireLink esterno un aumento del 3.5% (sarebbe il terzo consecutivo dopo dieci anni di stallo) e raggiungere i 48.7 miliardi di dollari.

In tale contesto, le elezioni non hanno aiutato Abe. I quattro candidati dell'Ldp nella prefettura di Okinawa (che ospita circa 26 mila soldati statunitensi) hanno persoLink esterno. Questi sostenevano lo spostamento della base aerea Usa di FutenmaLink esterno nel Nord dell'isola, concordato con l'alleato Washington nel 2006. La popolazione ha eletto dei rappresentanti che sostengono la totale rimozione della struttura dalla prefettura.

Abe intende anche rilanciare il programma energetico nucleare, nonostante secondo i sondaggiLink esterno i giapponesi sarebbero contrari. Questo è in stallo dal disastro avvenuto l'11 marzo 2011 alla centrale nucleare di FukushimaLink esterno. Il premier intende riattivareLink esterno due reattori presso la centrale nucleare della Kyushu Electric Power a Satsumasendai (prefettura di Kagoshima), la prima a soddisfare gli stringenti requisiti previsti dai regolamenti sulla sicurezza del post-Fukushima. Al momento, i 48 reattori del Giappone sono spentiLink esterno e sottoposti a ispezione. Prima del 2011, il paese era il terzo per consumo di energia nucleare dopo Usa e Francia.

La necessità delle riforme strutturali

Il prossimo settembre si terranno le elezioni per la leadership del partito e Abe può servirsi del recente successo alle urne per dimostrare ai suoi avversari interni che riscuote ancora un certo consenso.

Ad ogni modo, per rilanciare definitivamente l'economia nazionale, riguadagnare pienamente il favore della popolazione e portare avanti la sua ambiziosa politica estera, il premier nipponico dovrà concentrarsi sulle sinora poco esplorate riforme strutturali. Alcune di queste, come la liberalizzazione del mercato e la riorganizzazione del settore agricolo, paiono necessarie per la partecipazione del Giappone alla Trans Pacific Partnership, l'area di libero scambio a cavallo dell'Oceano Pacifico promossa dagli Usa per contrastare l'ascesa economica della Cina in Estremo Oriente.

Fare le riforme non sarà facile, visto che potrebbero incontrare l'opposizione delle lobby giapponesi che sinora hanno beneficiato dello status quo. L'attuale sistema economico ha garantito per anni un'alta qualità di vita per larga parte della popolazione ma oggi sta diventando sempre più insostenibile. Dalle riforme strutturali dipende una buona parte del futuro dell'economia del paese. E di quello di Abe.

Per approfondire: Abenomics, rivoluzione neokeynesiana in GiapponeLink esterno

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