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Sala, il sindaco due pesi e due misure

Giuseppe Sala accoglie Jacopo Fo in occasione delle celebrazioni cittadine per la scomparsa del padre Dario ansa
Questo contenuto è stato pubblicato il 18 ottobre 2016 - 19:47
Massimo Donelli

Brutta bestia l'ideologiaLink esterno.

Offusca la mente.

Talvolta rende ciechi.

Spesso genera odio.

Basti pensare al NovecentoLink esterno.

E alle grandi tragedie che vanno sotto il nome di nazionalsocialismoLink esterno e comunismoLink esterno, due mostri capaci di inghiottire le vite di milioni di persone.

Oggi si dice che l'ideologia è morta.

Seppellita sotto le macerie del muro di BerlinoLink esterno.

E probabilmente è vero.

Ma la sua coda velenosa appare ancora qua e là.

Specie in Italia.

Dove un ventennio di dittatura fascistaLink esterno e quarant'anni di comunismo diffusoLink esterno, sommati a due decenni di berlusconismoLink esterno e antiberlusconismoLink esterno, hanno disseminato il Paese di scorie tossiche non del tutto smaltite.

E solo Dio sa quanto tempo ci vorrà per eliminarle definitivamente…

Nell'attesa, qui l'ideologia tira a campare.

Anzi, pochi giorni fa abbiamo avuto la prova provata che gode di ottima salute.

E la prova ci è stata offerta dal callidoLink esterno sindaco di Milano, Giuseppe SalaLink esterno, detto Beppe.

Già uomo di fiducia di Letizia MorattiLink esterno, commissario dell'Expo dai conti misteriosiLink esterno, candidato a primo cittadino da Matteo RenziLink esterno e, per tutto ciò che precede, non graditissimo alla sinistra meneghina, l'ambizioso Beppe in campagna elettorale aveva sventolato una t-shirt rossa con il volto di Che GuevaraLink esterno.

Tanto era bastato perché anche gli orfani di Giuliano PisapiaLink esterno lo votassero.

Grato, lui, ora, ricambia.

Come?

In due tempi.

Primo tempo.

Venerdì 30 settembre muore Bernardo CaprottiLink esterno, 90 anni, patronLink esterno di EsselungaLink esterno, gioiello italiano della grande distribuzione capace di dare scacco matto sul piano della qualità e del servizio ai giganti francesi CarrefourLink esterno e AuchanLink esterno.

Brillante, energico, instancabile, Caprotti ha lottato una vita contro la CoopLink esterno e le amministrazioni a guida Pci, Pds, Ds, PdLink esterno che gli hanno sbarrato la strada in Emilia Romagna e in Toscana, negandogli la possibilità di allargare ancor più la sua catena di supermercati.

Tutto è raccontato in un libro, Falce e carrelloLink esterno, che in pochi hanno letto, ma molti hanno odiato a partire dal titolo.

Anticomunista, Caprotti?

E come poteva non esserlo, al di là di tutto, visto il trattamento che gli è stato riservato nelle regioni rosse per antonomasia?

Ebbene mister Esselunga muore e Sala fa risorgere Ponzio PilatoLink esterno.

Infatti, ai cronisti che gli chiedono se stia pensando a un Ambrogino d'oroLink esterno alla memoria, il sindaco risponde: "Vedremo, il Consiglio comunale ci ragionerà su. Voglio lasciare la massima autonomia all'aula, su questo tema".

Un gigante.

Di conseguenza, quando Mariastella GelminiLink esterno, capogruppo di Forza ItaliaLink esterno a Palazzo MarinoLink esterno, propone di intitolare a Caprotti una strada o una piazza, scoppia il putiferioLink esterno.

Che finisce… all'italianaLink esterno.

Sinistra per MilanoLink esterno, una parte del PdLink esterno e della lista SalaLink esterno rimangono in aula a garantire il numero legale, ma insistono sulle linea pilatesca del sindaco: non partecipano al voto.

Qualcuno addirittura svicola fuori.

In tre si astengono.

Risultato?

Con 19 sì su 27 presenti (gli assenti sono la bellezza di 22), il consiglio comunale approva.

Secondo tempo.

Giovedì 13 ottobre muore Dario FoLink esterno, 90 anni, combattente nella fascistissima Repubblica sociale italianaLink esterno, attore di CaroselloLink esterno, comico censurato dalla RaiLink esterno, bandiera della sinistra pura e dura anni SettantaLink esterno, premio NobelLink esterno per la letteratura nel 1997, icona del Movimento 5 StelleLink esterno nel finale di vita.

Trasformista in politica e in palcoscenico, Fo si è costruito un'identità sempre e comunque antipotere, autoesaltandosi negli anni del berlusconismo assieme alla moglie Franca RameLink esterno, morta nel 2013, donna simbolo della sinistra e del femminismo, inseparabile dal marito in commedia come nella vita.

Muore Fo, dunque, e Sala getta immediatamente alle ortiche gli abiti di scena da Ponzio Pilato indossati solo due settimane prima per svicolare su Caprotti.

In men che non si dica, con improvviso piglio decisionista, Beppe fa la parte dell'aggiustatorti ("Penso che Fo abbia dato più di quanto ha ricevuto da Milano. Non ci sono grandi segni di omaggio a lui, cercheremo di rimediare") e proclama il lutto cittadino in onore di Dario (per il quale appronta un funerale laicoLink esterno sul sagrato del Duomo!): "E' un gesto di vicinanza e affetto – si legge in un nota del Comune- da parte dell'amministrazione e di tutta la città".

Ah sì?

E chi ha interrogato tutti i cittadini?

E ne dobbiamo dedurre che l'amministrazione non abbia sentito "vicinanza e affetto" nei confronti di Caprotti, creatore di ben 22 mila posti di lavoro ma giudicato non meritevole del lutto cittadino?

E i milanesi che vanno a far la spesa all'Esselunga (centinaia di migliaia) sono stati, secondo Sala, gelidamente indifferenti di fronte alla morte di Bernardo?

Fo, un grande artista, nessuno può metterlo in dubbio.

Caprotti, un grande imprenditore, nessuno può metterlo in dubbio.

Qui, semmai, l'unico dubbio riguarda Sala.

Mai sentito parlare, signor sindaco, di equilibrio, buongusto, classe?

Temo di no…

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