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Lo chiameremo Willy

Un altro uomo è andato Corrado Mordasini

Questa è la storia di un uomo di 82 anni. Lo chiameremo Willy. Willy è morto venerdì 11 novembre 2016. Suicida.

Questo contenuto è stato pubblicato il 15 novembre 2016 - 17:54
Gino Ceschina

Fine della storia, verrebbe da dire. E invece no, perché la storia è avvenuta prima. Willy stava male, e questo è chiaro. Ma non aveva alcuna malattia mortale. Soffriva di depressione da quando aveva perso la moglie, compagna di una vita. E poi soffriva dei mali di cui soffrono gli anziani, specialmente l'artrosi. Dolori lancinanti difficili da mettere sotto controllo. Così un giorno Willy ha deciso di farla finita. Siccome Willy era svizzero, e agli svizzeri le cose piace farle bene, aveva scelto la via ufficiale. Aveva chiamato Exit, una delle associazioni per il diritto a morire con dignità. Aveva fatto tutto per bene, Willy. La data fissata era il 18 ottobre.

Poi ha avvisato i suoi due fratelli più giovani. E qui comincia la vera storia. Perché i fratelli non sono riusciti ad accettare la scelta del fratello maggiore. Hanno tentato in ogni modo di convincerlo e –come ultima ratio- si sono rivolti a un avvocato, che ha fatto quel che poteva fare per fermare il suicidio: ha denunciato Exit. La procedura di suicidio è stata quindi sospesa.

Il fatto è che in Svizzera l'assistenza al suicidio è ammessa, ma solo di fronte a sofferenze intollerabili e non nel caso in cui il desiderio di morte possa essere sintomo di disturbi psichici. Ora, è evidente che stabilire il confine tra ciò che è tollerabile o no, e capire se tale intollerabilità sia o no causata dalla depressione è qualcosa di molto, molto complicato.

Il compito era del Tribunale civile di Ginevra, davanti al quale i tre fratelli –abbracciati- sono comparsi il 25 ottobre. Un'ora e mezza di udienza a porte chiuse. Poi i giudici si sono presi tre mesi di tempo per la sentenza.

Quanto possono essere lunghi tre mesi? Troppo, per Willy. Dopo 17 giorni ha fatto da solo, evitando ai giudici l'imbarazzo di dare un giudizio che forse nessuno dovrebbe esser chiamato a dare, ed evitando ad altri come lui il rischio che una sentenza negativa, facendo giurisprudenza, legasse per sempre le mani ad Exit.

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