Pesanti tagli al Corriere del Ticino
La crisi dell’editoria si abbatte anche sulla Svizzera italiana. Dopo la chiusura della storica testata del Giornale del Popolo nel giugno dello scorso anno anche Il Corriere del Ticino ha dovuto procedere a una pesante ristrutturazione.
Nove dei quarantotto giornalisti del foglio luganese hanno ricevuto giovedì mattina la disdetta del rapporto di lavoro (in due casi si tratta di prepensionamenti) con effetto immediato. Nel pomeriggio è stata indetta un’assemblea plenaria in cui i vertici del quotidiano hanno descritto l’attuale difficile situazione e delineato le strategie future.
Il drastico calo della pubblicità, hanno spiegato gli amministratori, ha provocato importanti perdite d’esercizio negli ultimi anni e “l’attuale struttura non può essere mantenuta”. Per far fronte alla situazione il Cdt ha attinto per anni alle proprie riserve e ha proceduto alla riduzione dei costi di gestione ma questi interventi non sono più sufficienti.
Oggi, recita una nota della casa editrice, “la sopravvivenza stessa del giornale sarebbe in discussione senza una compressione ulteriore dei costi e questa non può che passare, a malincuore, anche dalla diminuzione dell’attuale” organico.
In proposito va rilevato che tra il 2011 e il 2016 si è assistito in Svizzera a una riduzione di circa il 20 per cento del personale impiegato nelle redazioni, a testimonianza del fatto che la crisi del settore è partita da lontano e le ricette per invertire l’attuale trend sono tuttora incerte. E il futuro non lascia presagire nulla di buono.
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