Robot in corsia per limitare i contatti
L'importanza della tecnologia negli ospedali non si limita alla strumentazione medica in senso stretto. Data l'alta contagiosità del nuovo coronavirus, può anche servire a ridurre il numero di avvicinamenti ai pazienti. Medici e infermieri possono cioè inviare nelle stanze, al posto loro, un alter-ego robotico, contenendo i rischi e risparmiando materiale di protezione. La corrispondente RSI dall'Asia ci mostra alcuni esempi.
Il primo robot si chiama BeamProLink esterno e non ragiona di "intelligenza" propria. È un carrello con dei sensori e uno schermo, che permette al personale di interloquire con il paziente in isolamento da Covid-19 ed effettuarne una valutazione visiva a distanza.
Dietro, insomma, c'è sempre una persona. Alexander Yip, direttore clinico di tecnologia della salute all'Alexandra Hospital, parla di una "telepresenza" rassicurante per il paziente.
In Thailandia, dove pure l'emergenza ha dato un'accelerazione alla svolta tecnologica delle cure ospedaliere, sono già attivi sei robot in quattro nosocomi. Erano stati progettati per monitorare pazienti colpiti da ictus e sono stati adattati alle esigenze dettate dal coronavirus. Misurano alcuni valori e portano ossigeno.
La crisi sanitaria, insomma, ha trasformato i robot da minaccia per l'impiego a preziosi alleati. Per governi e ospedali è il momento di investire, osserva il consulente in tecnologie Jeremy WagstaffLink esterno. Così che, in occasione di una prossima pandemia, personale sanitario e pazienti abbiano già familiarità con questi mezzi.
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