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Alptransit, magnificenza elvetica ad uso dei notabili europei

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dall'inviato, Leonardo Spagnoli

Questo contenuto è stato pubblicato il 05 giugno 2016 - 15:09

Prima dell'apertura della galleria ferroviaria nel 1882, il San Gottardo "era un elemento di divisione più che di unione e rappresentava un ostacolo" tra le genti. La suggestione della ministra dei Trasporti, Doris Leuthard, all'inaugurazione della nuova trasversale ferroviaria indica in modo paradigmatico l'ipoteca posta dalla Confederazione sulla grande opera finanziata e costruita integralmente da Berna.

Una infrastruttura che avrà una valenza nel traffico internazionale di merci e viaggiatori solo se ora il testimone verrà raccolto dai paesi vicini poiché, ha ricordato sempre Doris Leuthard, il San Gottardo è anche europeo. Una connotazione questa che sembra trovare un primo riscontro nella partecipazione ai festeggiamenti di sei capi di governo e di Stato, tra cui Renzi, Merkel e Hollande.

A cotali ospiti è stata messa in scena una cerimonia, a Pollegio ed Erstfeld, per la quale Berna non ha badato a spese, contravvenendo per un attimo alle proverbiali parsimonia e discrezione di stampo elvetico. Tribune e schermi giganti, bande e rappresentazioni teatrali, evoluzioni aviatorie e un pubblico di notabili hanno fatto da cornice alla liturgia che ha sancito l'inaugurazione del tunnel più lungo, vanto dell'ingegneria e dei governanti rossocrociati.

Il tutto garantito dalla presenza massiccia, e per certi versi inedita a queste latitudini, di un servizio di sicurezza imponente ma nel contempo quasi invisibile. Ogni angolo dell'area della manifestazione era presidiato dallo sguardo vigile di un uomo con l'auricolare. Nel paese in cui i membri del governo vanno al lavoro (anche) in bicicletta, i capillari controlli potevano apparire inusuali ma l'immagine della Confederazione, ai tempi del terrorismo globalizzato, non ammette compromessi di sorta.

Sullo sfondo sono restati i sorrisi, le frasi di circostanza e gli ammiccamenti politici più o meno sinceri, con Renzi (o meglio Delrio, vista la fugace visita del primo) a promettere interventi risolutivi sulle linee di accesso a sud da Milano e Gallarate e la Merkel a fugare i dubbi sull'imbuto di Karlsruhe. E con i rappresentanti delle due Leghe (c'erano tra gli altri Gobbi e Maroni) prima divisi sui frontalieri e ora uniti dalla rotaia, mentre i corni delle Alpi intonavano la melodia usata in passato come sigla dell'Eurovisione.

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