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Russiagate, un elettore su due ha visto i post di Mosca

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Questo contenuto è stato pubblicato il 31 ottobre 2017 - 21:11
tvsvizzera/spal con RSI (TG del 31.10.2017)

Sono impressionanti le cifre fornite dai principali social network (Facebook, Google e Twitter) alla commissione d’inchiesta del Senato che indaga sulle presunte interferenze durante la campagna presidenziale dello scorso anno.

Proprio oggi sono iniziate le audizioni e i responsabili della sicurezza di Facebook hanno rivelato che 126 milioni di statunitensi, vale a dire metà dei potenziali elettori, hanno ricevuto nel loro account messaggi provenienti da profili in un qualche modo collegati con il potere russo.

Una testimonianza riferisce di più di 80'000 pagine con contenuti fasulli (fake news) sono state visitate e condivise da utenti del social media, cifra che secondo gli esperti corrisponde a 240'000 persone che le hanno visualizzate.

Da parte sua dirigenti di Google hanno riferito di avere le “prove di tentatici di abuso delle nostre piattaforme durante le elezioni del 2016”. Vi sarebbe in particolare un’agenzia sorta tre anni fa a San Pietroburgo che sarebbe una “fabbrica di troll” incaricati a diffondere fake news tra i cui finanziatori figurerebbe Ievgheni Prigozhin, personaggio influente vicino al presidente Vladimir Putin.

Gli addetti alla sicurezza di Google sostengono di aver individuato 18 canali su Youtube attraverso i quali sono stati diffusi 1'108 video dal contenuto propagandistico, per un totale di 43 ore di filmati, nel corso della campagna presidenziale. Inoltre da due account russi sono state ordinate inserzioni a pagamento sulle piattaforme del noto motore di ricerca. 

Sempre riguardo al Russiagate proprio ieri sono stati formalmente incriminati nell’ambito dell’inchiesta parallela, condotta dal procuratore straordinario Robert Müller, Paul Manafort e Rick Gates, due esponenti di primo piano dello staff che ha orchestrato la campagna presidenziale di Donald Trump mentre George Papadopoulos, ex consulente di politica estera del presidente, si è dichiarato colpevole e di avere mentito alla polizia federale FBI sui suoi contatti con personaggi legati al Cremlino.  

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