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Un'unità di crisi contro gli atti violenti a scuola

Immagini di armi o violenza sul telefonino: un segnale da prendere seriamente. RSI-SWI

L'omicidio di un docente nel 1999 e le minacce di morte pronunciate ogni anno in ambito scolastico hanno spinto San Gallo a creare un'unità di crisi specializzata. Il TG della Radiotelevisione svizzera RSI ne ha intervistato la direttrice.

Questo contenuto è stato pubblicato il 24 maggio 2018 - 10:35
tvsvizzera.it/ri con RSI (TG del 23.05.2018)

Un video, mostra il caso di un allievo di una scuola professionale che sul telefonino aveva foto di armi, riferimenti ad assassinii e autoritratti in tuta mimetica. È una delle situazioni delicate che hanno richiesto l'intervento della speciale unità.

Composto da psichiatri, operatori sociali, giuristi e docenti, il Gruppo d'intervento in caso di crisi in ambito scolasticoLink esterno ha già trattato con successo 40 episodi.

Sostegno immediato a docenti e istituti

"Nei casi dove la polizia non può ancora intervenire si crea un vuoto", spiega la direttrice Esther Luder Müller. "Affinché i giovani che non sono sulla buona strada non cadano fuori dalla rete, il nostro gruppo si inserisce e lavorare, sulla base di segnalazioni volontarie".

La polizia interviene di solito solo in casi di reale emergenza, simili a quello registrato di recente alla Scuola cantonale di commercio di Bellinzona.

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"In situazioni di crisi, gli operatori della scuola devono ricevere sostegno, velocemente e in modo non complicato. Si tratta di tranquillizzare, e minimizzare i rischi. Facciamo una nostra prima valutazione, poi lavoriamo in rete con la polizia e la magistratura che possono poi optare per ulteriori misure".

Un lavoro svolto in modo discreto, rinunciando a una comunicazione attiva, per evitare l'emulazione.

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