Droga e farmaci, 50 giovani indagati
Le autorità penali di Lucerna hanno aperto un'indagine su una cinquantina di giovani che avrebbero organizzato un traffico di stupefacenti e farmaci soggetti a prescrizione medica. I sospettati, di età compresa tra i 16 e i 21 anni, si sarebbero procurati anfetamine, marijuana ed ecstasy attraverso il cosiddetto darknet, la parte sommersa, non indicizzata del web.
La rete, scoperta dopo mesi di lavoro, è composta perlopiù da giovani svizzeri residenti nell'agglomerato della città di Lucerna, ha indicato venerdìLink esterno la polizia lucernese. Sono stati operati arresti e perquisizioni domiciliari.
Secondo quanto racconta alla Radiotelevisione svizzera di lingua tedesca un minorenne finito in manette [video sotto], la mattina gli studenti prendevano droghe per riuscire ad affrontare la giornata di scuola, e il pomeriggio ricorrevano a calmanti o cannabis.
"La pressione che vivo a causa di famiglia e scuola mi spingevano a cercare qualcosa che riducesse lo stress. Nel nostro caso sicuramente si trattava anche di curiosità, di voler scoprire cose nuove e provarle", spiega il giovane, che non ha ancora 18 anni ma da due consuma cocaina, farmaci e alcol.
Un caso le cui dimensioni hanno sorpreso anche gli inquirenti. "Ci siamo spaventati per le dimensioni. Più andavamo avanti con le ricerche, più ci rendevamo conto di quanto fosse complessa questa rete", riferisce il capo della polizia criminale di Lucerna Jürg Wobmann, il quale conferma come alla base del consumo non ci fosse solo ansia da prestazione ma probabilmente anche la noia.
Le sostanze acquistate nel darknet venivano poi rivendute, senza pensare alle possibili conseguenze. "Non ti importa più di niente e non ti preoccupi di nulla. Spegni tutto, completamente", rievoca il ragazzo nel frattempo arrestato.
"Spesso i giovani vogliono provare una sostanza e non si rendono conto del pericolo che corrono a mischiarla con l'alcool", inoltre il medico Jörn Gase.
Ai genitori, che da un giorno si sono ritrovati la polizia sulla porta di casa, gli esperti non danno che un consiglio: insistere nel dialogo con i figli.
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